“N on ci direte una notte gridando dai megafoni, una notte di zagare, di nascite, d’amori appena cominciati, che l’idrogeno in nome del diritto brucia la terra. Gli animali, i boschi fondono nell’Arca della distruzione, il fuoco è un vischio negli occhi umani. Non la speranza direte voi morti alla nostra morte”. Con questi versi il Nobel Salvatore Quasimodo raccontava i drammi delle guerre di allora che sono anche quelle dei giorni nostri: Ucraina in fiamme, il sangue dei bambini a Gaza, le bombe sull’Iran, le tante guerre nell’Africa dimenticata. A Francesco Guccini che sessant’anni fa cantando “Auschwitz” chiedeva “quando sarà che l’uomo imparerà a vivere senza ammazzare”, il potere mondiale e l’impotente Europa rispondono tra dazi e preghiere, appelli e minacce. La piazza serve ma non spiazza. È invece spiazzante l’allenatore Pepe Guardiola che nella cerimonia di consegna della laurea honoris causa all’Università di Manchester più che di calcio ha parlato del massacro dei bambini a Gaza ricordando la storiella dell’incendio nella foresta: mentre tutti fuggivano solo un uccellino volava portando dal mare poche gocce nel suo piccolo becco. Un serpente ride e chiede: “Ma che fai, non spegnerai mai il fuoco!”. “Lo so”, sto solo facendo la mia parte” risponde l’uccellino. Il potere non sta nelle dimensioni ma nelle scelte: uccellini o serpenti?

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