S arebbe simpatico non parlare più di referendum ma purtroppo i leader del centrosinistra, sapendo che per il loro popolo è una ferita aperta, hanno deciso di disinfettarla spargendoci il sale delle loro dichiarazioni. Ieri è stato il giorno di “abbassiamo/aboliamo il quorum”. Idea brillante, che cosa c’è di più democratico che autorizzare una minoranza a cambiare le regole che valgono per tutti? Ma soprattutto è autorevole chi la propone: tutti ascoltano con deferenza un giocatore che prima spara la palla fuori e poi avvisa a muso duro che è tempo di allargare la porta.

Ma ieri è stato anche, e nuovamente, il giorno del conto mele + pere = Meloni, con Conte e Bonaccini che invitavano a prendere sul serio i milioni di italiani che sono andati a votare, riproponendo il calcoletto dei voti espressi al referendum che superano i voti ottenuti dal centrodestra alle politiche. Forse a non prendere sul serio gli elettori è chi li ha mobilitati sapendo in partenza che sarebbe stato inutile (ed esponendo al naufragio, scioccamente o cinicamente, cinque idee giuste). Ma poi c’è l’esito del quinto quesito che chiude la faccenda. Se un votante su tre lo ha bocciato, i casi sono due: o i votanti non erano tutti tuoi, e allora è inutile contrapporli a quelli di centrodestra, oppure lo erano, e allora significa che non ti ascoltano neanche molti dei tuoi. E non stupisce.

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