È il vino che fa la differenza. Puoi essere un fenomeno, la star più forte del mondo, un gran giornalista, lo scienziato che scompone l’atomo e il virologo da tivù ma se non hai il vigneto e la cantina dove mondializzare il doc etichettato da un grafico stellare e dall’esperto che nel rosso rubino avverte marcati sentori di mandorla tostata e perfino di roccia vulcanica, sarai tra i tanti che popolano il club delle vecchie memorie. Cresce l’elenco dei personaggi che ai gradi sul campo hanno aggiunto quelli zuccherini: Andrea Pirlo, Gianmarco Tognazzi, Gianna Nannini, Al Bano, Oliviero Toscani, Roberto Cavalli, Ornella Muti, Massimo D’Alema, Bruno Vespa, la famiglia Moratti che nelle colline di Neoneli ha preso in affitto i vigneti e costruito la cantina dove imbottiglia il Mandrolisai. Torna in mente il tizio che, macerato nella sua botte ribollente di dubbi esistenziali, si interrogava davanti allo specchio. Il grande Franco Putzolu lo imbottigliò in una vignetta, al pari di un vino corposo ma dal retrogusto un po’ amaro. Riportata ai giorni nostri suonerebbe così: “Sono cittadino italiano, incensurato, pago le tasse, faccio la differenziata, uso la mascherina anche in bagno, sto distante da mia moglie almeno due metri e oltre la gazzosa non vado: ma chi sono?”. Nessuno.

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