A lla crisi dell’Occidente ormai conclamata s’accompagna la crisi strisciante della democrazia. Sempre più “crazia”, ossia esercizio del potere, e sempre meno “demos”, ossia popolo, al quale spetta quell’esercizio. Il popolo partecipa, è vero, alla formazione dei parlamenti e dei governi eleggendo i suoi rappresentanti; ogni democrazia ha suoi sistemi che, pur nella loro diversità, rispettano il principio fondamentale del “demos” quale sovrano di una società di uomini liberi. “Crazie” indesiderate stanno però insinuandosi surrettiziamente nei gangli della democrazia. E sono tante: i meticolosi ne hanno contate più di trenta, un’overdose pericolosa che può essere letale. Di tre in particolare vogliamo dire: l’infocrazia, ossia il dominio di chi manovra le leve dell’informazione e manipola la verità a beneficio di poteri finanziari e opachi; l’oclocrazia, la supremazia politica non del “demos” ma di alcune sue masse che, con agitazioni di piazza, prevaricano il potere legittimo; l’ideocrazia, l’insieme delle lobby intellettuali progressiste che impongono i loro principi ideologici tipo woke, ai quali devono assoggettarsi le coscienze dei singoli. Personifichiamo l’Occidente, raffiguriamolo come il padre della nostra civiltà e, citando il motto dell’Illuminismo, diciamogli: «Sapere aude!», abbi il coraggio di servirti, ora o mai più, della tua intelligenza.

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