Dieci minuti di lava
Caffè Scorretto
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R enzi Matteo, presente. Dopo avere sfrattato come un inquilino moroso Conte Giuseppe dalle fastosità chigiane, il leader di Italia viva si era defilato. Soltanto poche comparse in Tv, scarne dichiarazioni alla stampa. Sorrisi amari con «Letta stai sereno», applausi a Mario Draghi. E poco altro. Ora, di sorpresa, si è ripreso la scena. Il vulcano carica energia anche quando pare dormiente. Finché esplode. E Matteo è esploso. Dieci minuti di lava incandescente nell’emiciclo del S enato, quel ramo del parlamento che, da lui considerato secco, tentò invano di segare quando era premier. Poi, con disinvolta incoerenza, vi si è rifugiato. Il suo intervento, breve ma con carica nucleare, è un atto d’accusa contro la magistratura debordante e la politica, che ne è succuba. In sintesi: tra l’una e l’altra c’è un intreccio perverso che dura da trent’anni; e gran parte dei partiti di sinistra ha tratto profitto dalle incursioni delle procure contro la destra. Ipse dixit. Soltanto alla sinistra resipiscente è consentito vituperare l’operato della sinistra. E Matteo, a suo dire, sta ancora da quella parte. Finché, come tutti i transfughi, non sarà considerato un reietto. Uno così, però, in parlamento è necessario, come lo fu Marco Pannella: uno che sia coscienza critica delle coscienze sporche.