I l nuovo reverendo della cattedrale di Canterbury è una reverenda. Dal 1994 nella comunione anglicana le donne possono accedere al presbiteriato, ricevere l’ordinazione episcopale, diventare diaconi e sacerdoti. Nessuno quindi tra i sudditi di re Carlo III ha manifestato stupore. Ha destato invece meraviglia che la reverenda abbia le braccia tatuate. Le immagini che si è fatta imprimere sono di carattere religioso e lei, Wendy Dalrymple, 47 anni, sposata, due figli, non le nasconde; anzi, le mostra con orgoglio. Il decano di Canterbury David Monteith ne ha preso le difese e nell’esprimerle il suo sostegno ha detto che «i tatuaggi esistono da migliaia di anni e raccontano storie di cultura». È vero, e chi studia antropologia culturale lo sa. Sa anche, però, che nello scatolone della cultura ognuno mette e toglie ciò che gli fa comodo. Oggi nella società occidentale il tatuaggio è una moda. Sono molti i personaggi in vista, soprattutto calciatori e cantanti, che attraverso i corpi affrescati come murales intendono lanciare messaggi: tatuaggi al posto di pensieri e idee. Gli imitatori, uomini e donne, sono un esercito, e stanno per invadere le spiagge per mostrare i loro capolavori: pelli come arazzi. Il corpo non è più considerato un tempio sacro da non profanare, bensì una vetrina. Dove esporre, come fa la reverenda Wendy, la propria mercanzia.

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