Cercarsela
Caffè Scorretto
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U na considerazione forse marginale sull’arresto illegale (o meglio sul sequestro di Stato) della giornalista Cecilia Sala.
C’è un pezzo della nostra opinione pubblica - vogliamo sperare un pezzetto - che davanti all’accusa che le è stata rivolta, aver “violato la legge islamica”, allarga le braccia e borbotta che beh, allora se l’è andata a cercare. Forse non è inutile ribadire che Sala era in Iran con un visto regolare ed era lì dichiaratamente e legittimamente per svolgere attività giornalistica. Poi il regime, con una mossa mafiosa, si è inventato un’accusa spudoratamente, ostentatamente vaga per avere una pedina di scambio col progettista di droni fermato a Malpensa. Chi dice che Sala se l’è cercata non sa di che parla o forse non vuole saperlo, e si aggrappa a una imputazione grottesca per dare senso alla propria inconfessabile insofferenza verso una donna giovane e conosciuta che per di più fa la giornalista, cioè un lavoro che alcuni anche in Italia continuano a vedere con un fondo di sospetto: vanità da impiccioni, perversione da indiscreti.
Chi dice che se l’è cercata tenga presente che a suo tempo Andreotti usò esattamente la stessa formula per liquidare Giorgio Ambrosoli. Certo, Ambrosoli è morto e Sala è viva, anche se prigioniera e privata del sonno e dei suoi diritti elementari. Ma comunque fa impressione, o almeno dovrebbe far riflettere.