Fra qualche giorno cambierà, ma q uesto inizio di campagna elettorale ricorda il tressette a perdere, dove si cerca di fare meno punti possibile. Per dire: Conte apre al terzo mandato, per evitare che gli ultimi colonnelli decenti lo mandino al diavolo, e subito Grillo minaccia di uscire dal M5S. Così, tanto per irrobustirlo un po’. Bersani fa il vecchio saggio avvertendo che col veto sui 5 Stelle si va a sbattere, e trascura che tenerli dentro significa farsi mandare al diavolo da Calenda, che non sarà utile però è senz’altro indispensabile. De Benedetti confida che, secondo le sue fonti riservate, l’America vedrebbe malissimo una vittoria di Meloni, frase capace di costringere migliaia di astensionisti a votarla per orgoglio nazionale, e pure il suo arcinemico Berlusconi informa che Meloni è così di destra che fa paura e con lei si rischia di perdere. Replica di FdI: il Ppe preferisce Tajani? Ma Tajani era “addirittura monarchico”. E pazienza se qualcuno pensa che due grandi presidenti come De Nicola ed Einaudi avessero certificato che il senso dello Stato non è un’esclusiva dei repubblicani: evidentemente in questa fase vale tutto, pur di prendersi a pizzicotti. (Che poi a voler usare dispettosamente l’avverbio addirittura si poteva ricordare quando abbiamo avuto addirittura un premier piduista, eppure questa non la dice nessuno. Misteri del tressette).

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