Carnevale di Orotelli, la storia, le maschere e la tradizione
Meno conosciuto, ma non meno importante di quelli di Mamoiada e Ottana, ha come protagonisti i ThurposI Thurpos di Orotelli (Archivio)
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Questa settimana ci spostiamo a Orotelli, piccolo borgo di soli duemila abitanti situato nella Barbagia di Ollolai, ai piedi della catena montuosa del Marghine. Un borgo ricco di tradizioni che si tramandano da secoli, la prima è proprio il carnevale. Forse meno conosciuto, ma non meno importante di quelli di Mamoiada e Ottana.
La storia del Carnevale di Orotelli
Una manifestazione con forti richiami al mondo agropastorale, in cui si ribalta il rapporto tra animale e padrone. Viene rappresentata inolte la lotta dell'uomo contro la natura, con un rituale di propiziazione della pioggia e della fertilità della terra. Secondo la tradizione, il carnevale consentiva ai poveri braccianti del paese di vendicare i torti subiti durante l’anno dai proprietari terrieri. Si verificava così un vero e proprio ribaltamento dei ruoli all’interno della società, con i braccianti che minavano l’autoità dei padroni senza subirne le conseguenze. Una rivincita, solo temporanea, dei più deboli, che catturavano i loro padroni e li costringevano ad offrir loro da bare.
Quando e come si svolge?
Le sfilate principali del carrasecare ortoddesu si svolgono la domenica, il lunedì e il martedì grasso.
Le maschere che vi partecipano
I protagonisti del carnevale sono i Thurpos, che rievocano la tradizione contadina. Singifica ciechi o storpi: vestiti con abiti di velluto, scarponi e gambali di cuoio, “sos cambales” e un lungo pastrano nero di orbace che ai tempi usavano i pastori in inverno. Il Thurpu ha il volto coperto di fuliggine ottenuta da sughero bruciato, parzialmente nascosto da un grande cappuccio. Porta una bandoliera di campanacci, che con il sughero vengono usati per allontanare gli spiriti maligni, rito propriziatorio per la pioggia e la fertilità della terra.
Poi ci sono “Sos Eritajos (i ricci). Indossano un saio bianco e una collana di spine di riccio, durante la festa abbracciano le donne e le pungono con i loro aculei, anche questa usanza richiama un antico rituale per propiziare la prosperità e la fecondità.
I Thurpos
Sono la maschera principale, dicevamo, una delle più importanti della Sardegna. Abbiamo Su Thurpu Voinarzu, il contadino, chiamato a gestire Sos Thurpos Boes, i buoi. Poi il fabbro, Su Thurpu Vrailarzu, che ferra i buoi quello che accende il fuoco con un acciarino e una pietra focaia, e ancora i seminatori che lanciano il grano sulla folla.
La tradizione della festa
I Thurpos avanzano a gruppi di tre e mimano scene della vita contadina, come quella in cui il contadino guida i buoi che trasportano il pesante aratro con delle corde legate alla vita e vengono incitati e frustati dall’agricoltore.
I rituali
Durante la sfilata, all’improvviso i Thurpos si avventano sul pubblico e lo coinvolgono. Con gesti simili al comprtamento dei buoi, catturano amici e conoscenti non mascherati con una fune e li obbligano ad offrir loro da bere se vogliono essere liberati. Qusto rituale, che si svolge la domenica e il lunedì di carnevale, si chiama “sa prenda”. Il martedì i ruoli si invertono, sono i Thurpos ad offrire da bere agli spettatori.
E la rappresentazione si conclude sempre in piazza, dove tutti vengono coinvolti in un’allegra danza, su ballu de Sos Thurpos.
(Unioneonline)