Come spuntino fuori dai pasti, per fare delle ottime bruschette all’ora dell’aperitivo, o semplicemente come accompagnamento delle pietanze: il pane Carasau non può mancare sulle tavole dei sardi (e non solo).

Per questo abbiamo deciso di proporre la ricetta originale per fare il pane carasau, anche detto “carta musica” per la sua originale sottigliezza. 

A spiegarne i segreti è Giuseppe Pistis del panificio “Sa Vressa” di Fonni. Forte è il legame tra questa specialità e la Barbagia: questo tipico pane sardo, infatti, avrebbe origine addirittura in epoca nuragica. 

Giuseppe spiega l’origine del nome: «Il nome Carasau deriva da Carasatu, cioè il pane tostato»

Si passa quindi agli ingredienti necessari: «Semola rimacinata di grano duro, sale, acqua e lievito. C’è chi usa il lievito madre e chi preferisce quello di birra. Quale si usa nella ricetta tradizionale? Il lievito madre»

In quali quantità? «Vengono mischiate la semola di grano duro e la semola rimacinata»

Segue poi la preparazione: «Si procede con la preparazione dell’impasto nell’impastatrice, la cui lavorazione dura circa mezz’ora, poi lo si fa lievitare per un’ora circa, si formano delle palline di 200 grammi che poi vengono fatte riposare e poi la pasta viene stesa».

Come conservarlo? «In luoghi asciutti, l’importante è che il pane non prenda umidità. Al fresco sì, ma senza umidità».

Come mangiarlo? «L’ideale è con salumi e formaggi. Per restare sul tradizionale».

Quali differenze ci sono con il Guttiau? «In quest’ultimo si aggiungono olio e sale in cottura, nella fase della tostatura».

Qualche accorgimento particolare? «È preferibile la cottura nel forno a legna».

© Riproduzione riservata