Cani, tartarughe, orsi. 

Sono diverse le rocce particolari in Sardegna: rocce curiose, rocce strane, rocce modellate dal vento o levigate dal mare, che ogni anno attirano migliaia di turisti e appassionati.

Ecco le più belle rocce con le sembianze di animali. 

Roccia dell'Orso

Un alone di leggenda circonda Capo d’Orso di fronte al parco dell’arcipelago della Maddalena, che prende il nome da una spettacolare scultura naturale rassomigliante in modo straordinario alla sagoma di un orso e sembra indicare con la testa il mare. È la Roccia dell’Orso, monumento naturale visitato da migliaia di escursionisti che svetta su un rialzo granitico, a oltre 120 metri di altezza, e veglia sul vicino abitato di Palau. Dal paese dista poco più di cinque chilometri: si raggiunge attraverso un sentiero panoramico di mezzo chilometro – dieci minuti di lieve pendenza -, che parte dal forte di capo d’Orso, una delle tante fortificazioni militari ottocentesche di Palau, tra cui le batterie di Monte Altura e di Talmone. In cima al promontorio si domina l’intero parco dell’arcipelago, al quale è associata anche l’area attorno all’opera d’arte della natura, una delle rocce sedimentarie più particolari d’Italia. La roccia granitica, scolpita nel corso di milioni di anni dagli agenti atmosferici, si presenta levigata, quasi scavata in superficie, con un caratteristico colore giallo-rosato.

Il promontorium arcti (promontorio dell’orso) è noto da tempi immemori. Gli antichi marinai ci videro la sagoma di un orso: da allora ha mantenuto inalterato il nome. La prima attestazione storica è del geografo greco Tolomeo (II secolo d.C.), che oltre a darne le coordinate, racconta della paura che incuteva ai naviganti perché in grado di attirare le navi «come una grande calamita». Non a caso, nel tratto di mare di fronte, sono stati rinvenuti relitti di navi onerarie di varie epoche, a conferma anche di un intenso traffico commerciale da queste parti. Da sempre la roccia ha rappresentato un riferimento, ben visibile dal mare e citato nei portolani, per i naviganti che si avventuravano al largo di coste galluresi e Bocche di Bonifacio.

Roccia dell'Elefante

La Roccia dell'Elefante (Archivio L'Unione Sarda)
La Roccia dell'Elefante (Archivio L'Unione Sarda)

La Roccia dell'Elefante (Archivio L'Unione Sarda)

La sagoma è inconfondibile, eppure a ogni sguardo lo stupore aumenta, così come la sensazione di essere finiti per chissà quale motivo nella savana. Un elefante sul ciglio della strada, in più con una preziosa testimonianza archeologica nel suo grembo. Si trova a quattro chilometri dall’abitato di Castelsardo, lungo la statale 134 in direzione Sedini. È una roccia di trachite color ruggine, staccatasi in antichità dal massiccio di monte Castellazzu e rotolata a valle. Qui, gli agenti atmosferici hanno provveduto a modellarla nella forma attuale, che ricorda quella di un pachiderma in posizione seduta.

La denominazione originale della roccia è sa pedra pertunta, ovvero “la pietra traforata”. È alta circa quattro metri e, tra i tipi di rocce in Sardegna, è una delle più particolari perché custodisce due domus de Janas, scavate su livelli differenti, probabilmente nel Neolitico finale (3200-2800 a.C.). La tomba superiore è danneggiata dal crollo della parte frontale della roccia e in origine presentava tre piccoli vani. Alcuni studiosi ipotizzano che la distruzione della prima domus sia avvenuta già durante l’uso, motivo per il quale sarebbe stata realizzata la seconda, sfruttando la roccia sottostante. Essa contiene quattro vani in origine preceduti da un dromos, cioè un corridoio a cielo aperto. Dal portello di ingresso quadrangolare con rincasso a cornice, si accede al primo vano, sulle cui pareti laterali sono scolpite in rilievo due protomi bovine, con corna a mezzaluna. Un portello conduce al secondo vano, anch’esso decorato con motivi architettonici, da qui si raggiungono gli altri due ambienti.


Roccia della Tartaruga

La Roccia della Tartaruga (foto Sardegna Turismo)
La Roccia della Tartaruga (foto Sardegna Turismo)
La Roccia della Tartaruga (foto Sardegna Turismo)

Dove la natura scolpisce il granito. Cala Ghjlgolu (o Girgolu) si trova in località Vaccilleddi, alla base del promontorio di Monte Petrosu, nel territorio di Loiri Porto San Paolo. Risplende per turchese del mare, per chiarore della sabbia e, soprattutto, per la famosa roccia della Tartaruga - da cui il suo secondo nome - attrazione dei visitatori, specie quelli più giovani.​ È uno degli scogli più fotografati non solo in Gallura ma in tutta la Sardegna,​ frutto dell’erosione millenaria degli agenti atmosferici. Anche altre rocce caratterizzano la cala: sono dette “tafonate”, erose dai cristalli di quarzo del granito che, sbriciolati, ruotano vorticosamente per effetto del vento. La spiaggia è una meraviglia dalle continue sorprese: sabbia ocra alternata a sassolini levigati. Il fondale è basso e sabbioso, ideale per godere di un bel bagno in tranquillità e in sicurezza, anche per i bambini. Ci sono tutti i servizi: parcheggio, strutture per diversamente abili, campeggio, punto ristoro, noleggio ombrelloni, lettini, canoe, pedalò e gommoni. Alle spalle di Cala Ghjlgolu il paesaggio è arricchito da un piccolo stagno, habitat di varie specie di uccelli.

Roccia del Cane

Farsi il bagno in una piscina sulla Luna? Quello che si prova a Cane Malu, a tre chilometri dal borgo medioevale di Bosa. La piscina naturale sorge sulla punta di Cabu d’Aspu, a pochi passi da Bosa Marina, dove inizia il tratto settentrionale del litorale bosano, in direzione Capo Marargiu. La si raggiunge al termine di una camminata di circa dieci minuti lungo un sentiero che, partendo dal porto fluviale sulla foce del Temo, costeggia il mare passando su scogliere di trachite bianca, la pietra caratteristica locale. Ed è proprio il particolare tipo di roccia a rendere lo scenario lunare, un paesaggio surreale e candido, cui fa da contraltare l’intenso turchese del mare. Innumerevoli mareggiate, sospinte dalla forza del maestrale, hanno scavato e modellato la trachite nei millenni, creando la forma di una grande “vasca”, delimitata da una striscia di roccia. Il lembo bianco di trachite ricorda la coda di un cane, specie quando il mare è agitato, da qui il nome: “cane cattivo”. Non a caso, è un gioiello naturalistico unico che richiede prudenza, meglio scegliere una giornata senza vento e col mare calmo, per godere appieno del fascino della piscina. 

La Testa del Polpo

La spiaggia Testa di Polpo ospita una enorme roccia naturale che ha la caratteristica forma della testa di una piovra. Si trova di fronte a Caprera: la sabbia è chiara e molto sottile, i fondali piuttosto bassi e l'acqua è straordinariamente azzurra, tanto da far sembrare la piccola baia una piscina naturale. È facile da raggiungere anche in bicicletta e a piedi percorrendo tutto il lungomare Ammiraglio Mirabello a La Maddalena. 

(Unioneonline/D)

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