Quando Einstein poco più di 100 anni fa pubblicò la teoria della Relatività Generale, non pensava che grazie alle sue equazioni si sarebbero potuti scoprire questi esotici ed affascinanti oggetti che chiamiamo Buchi Neri.

Ad un anno dalla prima immagine di un Buco Nero, ripresa dal gruppo di ricerca "Event Horizon Telescope - EHT", l'accademia di Stoccolma ha premiato la ricerca sui Buchi Neri, conferendo il Premio Nobel al fisico Roger Penrose per i suoi studi teorici e agli astrofisici Reinhard Genzel e Andrea Ghez per le loro osservazioni del Buco Nero al centro della nostra galassia.

"Nobel meritatissimo per i nostri colleghi del Max-Planck in Germania e dell'Università della California" dichiara l'astrofisico sardo Ciriaco Goddi, capo del consiglio scientifico dell'EHT, "hanno fatto un grandissimo lavoro osservando il nostro centro galattico per ormai quasi tre decenni."

Un lavoro lungo e paziente quello di Genzel e Ghez, "iniziato negli anni '90, gli ha consentito di stabilire fuori di alcun dubbio che al centro della nostra Galassia c'e' un buco nero con un massa di ben 4 milioni di volte la massa del Sole", dichiara Goddi, "e di testare alcune delle previsioni della teoria della relatività generale di Einstein, incluso il cosiddetto Redshift Gravitazionale".

L'Universo diventa quindi sempre più il grande laboratorio della Fisica, come confermano i recenti premi Nobel e quello appena conferito. "Sono molto contento" dichiara Goddi, "che questo premio Nobel sia andato all'astrofisica e a un esperimento osservativo sui buchi neri, per cui è un Nobel che sento in qualche misura vicino. Mi piace pensare che sia stato proprio il nostro storico risultato dell'anno scorso a rinnovare l'interesse nei buchi neri, anche nella commissione del Nobel per la Fisica".

Il lavoro sui Buchi Neri è quindi ancora all'inizio e come ci ha confermato l'astrofisico sardo Ciriaco Goddi, "nuovi risultati sono all'orizzonte".
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