Profilo basso, testa alta. L'approccio non sarà stato mediaticamente esplosivo come quello del suo predecessore, ma Eusebio Di Francesco sa bene di cosa ha bisogno la piazza rossoblù in questo momento, quali tasti toccare e come risvegliare la passione dei tifosi ancora scossi e delusi dall'ultima stagione. Entusiasmo, divertimento, mentalità, sono le tre parole chiave con le quali il nuovo allenatore del Cagliari si rimette in gioco dopo l'esperienza amara con la Sampdoria. Su di lui c'erano anche la Fiorentina, il Torino e diversi club spagnoli, ma alla fine ha scelto di ripartire dalla Sardegna, corteggiato e conquistato dal presidente Tommaso Giulini. "Mi ha convinto il suo grande desiderio di volermi", ha spiegato lo stesso 50enne tecnico abruzzese il giorno della presentazione ufficiale a Teatro Doglio. Precisando: "C'è stata subito empatia e voglia di condividere qualsiasi cosa, non solo il mercato".

GIOIE E RIMPIANTI - Da Genova con furore, rabbia e una voglia pazzesca di rivincita. L'avventura blucerchiata, infatti, è durata appena sette giornate, con soli tre punti conquistati e una valanga di rimpianti. Uno in particolare: l'aver rescisso un contratto biennale per voltare subito pagina. "Una scelta un po' frettolosa e poco convinta", rivista oggi a mente gelida. Di sicuro inusuale nel mondo del calcio, considerando anche (o soprattutto) l'aspetto economico.

DIRIGENTE PER CASO - Cuore giallorosso, con la Roma ha raggiunto il top sia come calciatore (168 partite arricchite da 14 reti) che da allenatore (con una semifinale di Champions League). Curiosamente, tra il passaggio dal campo alla panchina c'è stato un intermezzo da dirigente, prima come team manager alla stessa Roma, quindi come direttore sportivo alla Val di Sangro, infine come come direttore tecnico del settore giovanile del Pescara. Il suo vero obiettivo una volta appese le scarpette al chiodo, però, è sempre stato quello di allenare.

LA SCALATA IN PANCHINA - Il primo treno passa per Lanciano, in Serie C, ma si ferma quasi subito. Riparte nel 2010 da Pescara, sempre in C, dove DiFra prende il timone a gennaio e conquista la promozione attraverso il playoff. L'anno successivo tra i cadetti chiude tredicesimo. Pochi alti e troppi bassi all'esordio nella massima serie sulla panchina del Lecce. La svolta col Sassuolo: dalla storica promozione in A ai preliminari di Europa League, e non solo. Sono cinque stagioni intense e ricche di soddisfazioni. Un trampolino di lancio per la Roma, la sua Roma, dove tocca il cielo con un dito eliminando il Barcellona ai quarti di Champions League (per poi andare a sbattere sul Liverpool in semifinale) ma viene poi esonerato il secondo anno. La Sampdoria sembrava la strada giusta per rilanciarsi, ci riprova ora con il Cagliari dove potrebbe ritrovare uno dei pezzi portanti di quella (magica) Roma, Radja Nainggolan.

AVANTI TUTTA COL 4-3-3 - Spregiudicato, ma con buon senso. A Di Francesco il calcio piace viverlo all'attacco, e non lo manda certo a dire. "Spesso noi allenatori ci riempiamo la bocca con frasi tipo "voglio una squadra che attacca, che domina la partita". Ecco, io la voglio veramente, a prescindere dall'avversario", il suo biglietto da visita appena sbarcato nell'Isola. Del resto, è stato uno dei maggiori interpreti sul campo del 4-3-3 zemaniano vincente ai tempi della Roma. Anche se dal maestro boemo ha ricevuto giusto l'input, per poi iniziare un percorso tutto suo senza mai perdere di vista l'equilibrio. Da lì comunque non si scappa. "Il Cagliari ripartirà dal 4-3-3, il gioco che sento più mio. Non voglio, però, essere integralista in quello che propongo, devo anche capire, allenandoli, cosa possono darmi i giocatori".

LARGO AI GIOVANI - Senza dar troppo peso alla carta d'identità. Di Francesco ha sempre dimostrato di non aver paura a puntare sui giovani. Su quelli bravi. "La forza non sta tanto nel metterli dentro a fine stagione o quando c'è la possibilità, magari illudendoli, ma è importante far esordire ragazzi che hanno le potenzialità per diventare giocatori". L'elenco dei giovani lanciati da Di Francesco è lunghissimo. L'ultimo è Nicolò Zaniolo, buttato nella mischia con la Roma al Bernabeu in Champions League senza aver giocato prima nemmeno un minuto in campionato. "Non è da tutti. Ma ci credevo davvero e spero di fare qualcosa di altrettanto forte qui". Musica per le orecchie di Giulini che non ha ancora smaltito la delusione per il quattordicesimo posto nonostante gli sforzi economici della scorsa estate. Cagliari, su la testa. Eusebio Di Francesco può essere davvero l'uomo giusto nel posto giusto al momento giusto.
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