No talento, no party. Ma per reggere l'urto nel calcio che conta serve, soprattutto, la testa, il resto vien da sé. Servono massima applicazione, la determinazione, la costanza, l'umiltà per mettersi continuamente in discussione e non smettere mai di imparare e crescere. Persino la rabbia è fondamentale. Tanti ragazzi (più o meno talentuosi) si sono persi per strada nel settore giovanile del Cagliari. Quasi la metà s'inceppa sul più bello. Nel passaggio al professionismo, del resto, o sei dentro o sei fuori. Anche solo esordire in Serie A pertanto è un traguardo importante, speciale, figurarsi giocarci in pianta stabile, magari col rossoblù addosso. Andrea Carboni, difensore di Tonara classe 2001 e punto fermo della super Primavera di Canzi in quest'ultima, straordinaria, stagione, è il sogno che diventa realtà. La prova provata che i sacrifici, se il talento è supportato dalla testa, alla fine pagano. Anche se l'impatto è stato contraddittorio (dalla grande prestazione col Torino alle due espulsioni contro Atalanta e Sassuolo al duello alla pari con Ibrahimovic) e la partita è appena cominciata. Tutta ancora da giocare, quindi.

IL PERCORSO - Classe 2001, ennesima scoperta lasciata in eredità da Gianfranco Matteoli, che lo ha "accompagnato" nella prima parte del suo tragitto rossoblù (quando ancora esisteva la sede staccata di Palmas Arborea). L'ex responsabile del settore giovanile (e bandiera) del Cagliari è stato tra i primi a capire che il ragazzo sarebbe potuto arrivare sino in fondo. Tutti i tecnici che Carboni ha avuto, ci hanno puntato, sino all'ultimo step. E decisiva è stata, soprattutto, la mano di Alessandro Agostini, nelle ultime due stagioni. Come la sua testardaggine e lo spirito di sacrificio tipico dei barbaricini. Inevitabilmente cresciuto col mito di Marco Sau, compaesano e di cui spera di ripercorrere le orme nel Cagliari. Entrambi, infatti, sono cresciuti nell'intimità di Tonara che, con i suoi duemila abitanti scarsi, può così vantare addirittura due giocatori nel calcio professionistico. Mica male.

L'ESORDIO - Difensore tutto d'un pezzo, da combattimento e da palleggio allo stesso tempo. Ha una personalità molto forte in campo nonostante la giovane età. Elegante ma pratico, cattivo quando serve e molto bravo nel gioco aereo. Aggregato alla prima squadra già a gennaio, l'idea iniziale della società era quella di collaudarlo durante il prossimo ritiro precampionato. L'emergenza Covid-19 ha solo accelerato i tempi. L'esordio si è consumato a Ferrara, negli ultimi cinque minuti della gara con la Spal, speciale ed eterno 17 giugno del 2020. Lo stesso giorno, tra l'altro, Andrea aveva saputo di aver conseguito il diploma, presso il liceo linguistico "De Sanctis-Deledda". Anche se il primo vero esame in rossoblù lo ha superato (a pieni voti) tre giorni dopo alla Sardegna Arena contro il Torino. Schierato a sorpresa titolare, ha risposto alla grande non facendosi intimorire dal blasone delle punte granata e mettendo in gabbia il "Gallo" Belotti, non proprio uno qualunque. Nel turno successivo al Dall'Ara, per buona parte della gara contro il Bologna ha addirittura guidato il reparto trasmettendo serenità ai compagni. Ha pagato la terza partita da titolare, contro l'Atalanta. Tradito forse anche dal vento, oltre che dall'inesperienza. Il fallo da "rosso" in area su Malinovski ha causato il rigore e indirizzato il match verso la sconfitta. Espulso anche al suo rientro in campo, contro il Lecce. Commettendo, tra l'altro, lo stesso errore. Peccati di gioventù, lo aiuteranno anch'essi a crescere e non cancellano certo le qualità e un impatto comunque forte, importante, nella massima serie. Paradossalmente, ora è pronto ad affrontare il mondo dei "grandi" con una corazza più dura e resistente. Lo ha poi dimostrato negli ultimi venti minuti del campionato, a San Siro contro il Milan, tenendo testa a Zlatan Ibrahimovic con una una disinvoltura disarmante. Cagliari, con Andrea Carboni (e non solo) il futuro è adesso.
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