In questo periodo sospendiamo l'oroscopo. Dal 28 stiamo cercando di sostituirlo con un piccolo diario di una giornata tipo in casa, ai tempi del coronavirus, per continuare a trovarci col consueto appuntamento del mattino.

Chi volesse intervenire può scrivere a redazioneweb@unionesarda.it indicando nell'oggetto "Oroscopo"

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"Dopo giorni in quarantena a mangiare pasta in tutte le salse (quelle stipate in dispensa dopo varie spese da apocalisse) e dopo aver dato fondo alle riserve di carne, pesce e surgelati, stasera io e mia moglie abbiamo provato a fare quello che prima dell'emergenza era la normalità almeno un paio di volte a settimana e che oggi, ai tempi del Coronavirus, tra restrizioni e timori, è diventato una specie di azzardo: ordinare la cena a domicilio.

Abbiamo dunque trovato via app - miracolosamente - un ristorante di sushi chiuso ai clienti ma aperto per il take away e ci siamo fatti portare due o tre specialità, le solite, direttamente a casa.

Dopo neanche mezz'ora (tempo record, un mese fa impensabile, merito delle strade sgombre e della poca richiesta) già citofona il runner, che ci lascia il fagotto davanti alla soglia di casa, andandosene via in fretta e furia, con un ciao sfuggente, in ossequio alle nuove norme che impongono anche a loro di evitare in maniera categorica ogni contatto coi clienti.

E qui arriva il bello. Si fa per dire. Fedeli alle regole maniacali dell'igiene che tutti - o quasi - abbiamo imparato, io e la mia signora ci dotiamo di guanti e togliamo il pasto dagli involucri, attentissimi - stile Allegro chirurgo - a non toccare dove qualcunaltro potrebbe aver toccato in precedenza; quindi infiliamo, con grande fatica e precisione certosina, le prelibatezze giapponesi nei piatti in tavola.

Infine, ci togliamo i guanti monouso e li gettiamo nel cestino, ci laviamo accuratamente le mani e ci mettiamo a tavola. Evitiamo ovviamente anche le bacchette omaggio, preferendo le forchette.

Risultato finale: sulla qualità del sushi e del resto, niente da dire. Le recensioni non mentivano. Ma: la furtività del runner, il macchinoso rituale di sterilizzazione e il pensiero costante e forse ipocondriaco del "chi sa chi ha maneggiato sta roba" hanno rotto la magia di quello che fino a un mese fa era un momento esaltante, di gioia mangereccia casalinga.

E che oggi è diventato - giocoforza - qualcosa di strano, estraneo. Triste. E a tratti angosciante. Morale? Domani torneremo agli spaghetti".

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