Il coronavirus si è portato via un'autentica leggenda della World Music.

È morto oggi a Parigi, dove era ricoverato da alcuni giorni, Manu Dibango, uno dei padri della musica africana contemporanea. Aveva 86 anni e nei mesi scorsi era stato in tour.

Manu Dibango, che il mondo della musica aveva ribattezzato "Papy Groove", ha lasciato un'orma indelebile nel mondo della musica.

E questo a partire dal brano "Soul Makossa", un irresistibile e ipnotico mix di suoni e ritmi costruito attorno a una sorta di scioglilingua, "mama-ko-mama-sa-maka-makossa" (la lingua è il Douala, Makossa è una danza del Camerun) che nel 1972 ebbe un successo clamoroso, soprattutto per un musicista africano.

Dieci anni dopo quello scioglilingua è stato usato da Michael Jackson in "Wanna Be Startin' Something": "Papy Groove" fece causa, Jackson si difese sostenendo che era convinto fosse Swahili. Risultato, un accordo extragiudiziale. Non è andata altrettanto bene con Rihanna che invece lo ha usato in "Don't Stop The Music": la cantante ha sostenuto di averlo preso da Jackson.

Questioni legali a parte, il brano ha fatto il giro del mondo, mescolandosi a ogni tipo di genere musicale.

Il suo percorso musicale inizia in Francia, negli anni '60, con l'"African Jazz" : da lì il percorso che lo porterà a diventare non solo l'anticipatore della disco, ma anche uno dei fondatori della World Music.

Tra i tanti musicisti che hanno collaborato con lui anche Jovanotti, che l'ha ricordato oggi con un messaggio sui social colmo d'affetto, e come colui che ha allargato "gli orizzonti del sound e quindi del mondo".

(Unioneonline/v.l.)
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