Chi non li ha amati? Chi non ha tifato per loro? E chi non prova nostalgia per quella banda scalcagnata di ladri da quattro soldi interpretati dai mostri sacri del cinema italiano diretti da Mario Monicelli? Vittorio Gassman che si muoveva nei panni di Peppe er Pantera (pugile stronato ma di cuore), Marcello Mastroianni (l'incasinato Tiberio Braschi), Tiberio Murgia (che da sardo si infilò nelle scarpe del siciliano Ferribotte) e via con Totò, Claudia Cardinale, Carlo Pisacane e gli altri de "I soliti ignori". Ecco, ora quell'opera di culto è stata tradotta per la prima volta per il teatro con un debutto (mercoledì scorso) all'Ambra Jovinelli di Roma che ha fatto tremare i polsi ai suoi autori sino a un secondo prima che si andasse in scena.

"Reggere il paragone era una grande sfida ma costruire il copione e il mondo in cui si sarebbero mossi i nostri personaggi è stata un'avventura appassionante e divertente", spiega lo sceneggiatore romano Pier Paolo Piciarelli ottima spalla del collega Antonio Grosso. Insieme hanno scritto l'adattamento teatrale consci che si stavano muovendo in un terreno delicato come sempre accade quando si rimette mano a un lavoro di tale importanza che fu scritto dal maestro Monicelli con Age & Scarpelli e Suso Cecchi D'Amico. Ma l'accoglienza che il pubblico ha riservato loro alla prima messinscena ha scacciato ogni dubbio. Applausi a scena aperta durante la rappresentazione, risate e ovazione nel finale.

"Ci sono dei film che segnano la nostra vita e "I soliti Ignoti" per me è uno di questi", così a caldo racconta il regista e attore protagonista di questa rivisitazione per il palcoscenico Vinicio Marchioni. "Come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero". Attenzione, non si tratta di un'operazione nostalgia. "È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato", prosegue Marchioni. "La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d'Italia. Vorrei restituire sulla scena l'urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un'Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza".

Lo spettacolo resterà in cartellone all'Ambra Jovinelli di Roma per tutte le vacanze di Natale con un'ultima replica il 6 gennaio. Poi partirà la tournée nazionale che vedrà in scena un bel cast di attori. Come detto il ruolo principale è di Vinicio Marchioni che interpreta Tiberio Braschi, maschera che fu di Marcello Mastroianni. Peppe il Pantera (fu di Vittorio Gassman) è affidato a Giuseppe Zeno. Dante Cruciani (il ruolo era dell'immenso Totò), il re degli scassinatori, è Ivano Schiavi, il mitico e incartapecorito Capannelle è Salvatore Caruso. A prendere il testimone di Tiberio Murgia nel ruolo di Ferribotte c'è Vito Facciolla. Cosimo (nel film era Memmo Carotenuto) è Augusto Fornari, Mario è lo sceneggiatore Antonio Grosso. Doppio ruolo per Marilena Anniballi che interpreta sia Carmela che Nicoletta. Al cinema era spettato rispettivamente a Claudia Cardinale e Carla Gravina portare sul grande schermo le figure della sorella del gelosissimo Ferribotte e la domestica padovana che faceva da basista ai nostri sfortunati eroi.
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