"Non vorrei parlare di Asia. Ho già detto tanto di lei. So però che fare il padre è stato entusiasmante".

Il regista Dario Argento, apparentemente schivo e riservato, alla fine accetta di parlare con L'Unione Sarda anche della figlia (l'intervista integrale oggi in edicola) e fa capire da che parte sta: "Tribunali e gossip - avverte - ci hanno ancora più avvicinato".

Poi cambia registro: "Salvini? Violento e aggressivo: fa paura". E se a dirlo è il maestro del brivido, fa un certo effetto.

Cinema, politica e affetti raccontano di un uomo che, alla soglia degli ottant’anni, ha ancora voglia di emozionarsi ed emozionare. Come ha saputo fare con il suo cinema dirompente, diverso, spaventoso e insieme affascinante.

"I mostri più spaventosi sono quelli che si nascondono nelle nostre anime", avrebbe detto Edgar Alla Poe, uno dei suoi scrittori più amati. Perversioni, inquietudini, follie che albergano semi incustodite nel lato oscuro della psiche umana, che il regista ha trasformato in pellicole cult. Da "Profondo rosso" a "Tenebre", passando per "Suspiria" fino a "Inferno".

Giovedì alle 21, il maestro sarà ospite a Cagliari del PuntodiVistaFilmFestival, concorso internazionale di cinematografia, diretto da Romano Usai al Teatro Adriano di via Sassari.

Una serata da tutto esaurito all’insegna dell’horror, insieme al regista Italo Moscati, all’attrice Manuela Loddo e ai musicisti Gianmario Solinas e Simone Sassu.

Vuole parlarci di sua figlia Asia?

"Veramente non tanto. Ha già parlato tanto lei. Posso solo dire che dopo un anno di grandi sofferenze, adesso mia figlia sembra essere tornata a sorridere. Vuol dire che sta superando il brutto momento".

Gossip e tribunali, vi hanno avvicinati o allontanati?

"Ci hanno decisamente avvicinati. Io e Asia siamo sempre stati molto legati, come padre e figlia. Ma anche professionalmente, visto che abbiamo fatto insieme cinque film".

È stato difficile per lei fare il padre?

"No. È stato entusiasmante".

Qualcuno chiama Salvini il ministro del terrore, cosa ne pensa?

"Credo sia una definizione particolarmente azzeccata. È una persona molto aggressiva, violenta. Una persona un po' pericolosa. Vedremo come andrà a finire questo momento storico così difficile per l'Italia".

Secondo lei il genere horror, in Italia, è passato di moda?

"Più che altro non si fa più. In Italia, oggi, si preferisce la commedia. Un genere che costa meno di quello horror, che richiede scene importanti ed effetti speciali. Credo non ci sia più il denaro per farli".

Ai suoi tempi, lo considerava un genere di rottura e sfida al cinema tradizionale?

"Sì, però io facevo i film che mi piaceva fare. Senza ideologizzare tutto quanto".

La paura è un sentimento atavico, un bisogno dell’uomo per esorcizzare il male?

"La paura esiste nella nostra anima, come la gioia. È un sentimento umano, ci fa riflettere, creare dei momenti di panico. La paura è qualcosa di complesso. Ma non serve ad esorcizzare il male, più che altro lo rappresenta".

Quale tra le sue opere, al di là del riscontro al botteghino, le ha dato più soddisfazione?

"I film sono come dei piccoli figli, ti ci affezioni. Nel mio caso "Suspiria", "Profondo rosso", "Opera" e "Phenomena" mi hanno lasciato bellissimi ricordi".

Dopo quarant’anni, "Suspiria" a gennaio sarà di nuovo al cinema per la regia di Luca Guadagnino. Lo considera un omaggio al suo capolavoro?

"No, lui era innamorato del film e voleva rifarlo. Ma credo sia molto diverso, non è forte e vigoroso come il mio. Ha realizzato un film elegante, come è lui".

Il miglior film horror della storia del cinema?

"Questa è una domanda difficile. Ce ne sono tanti di belli, ad esempio alcuni realizzati in America tra gli anni '40 e '50 . Film piccoli, semplici, poco costosi, ma bellissimi. Ad esempio "L’uomo leopardo" del regista Jacques Tourneur. Ma, tra gli altri, direi anche "L’esorcista" di William Friedkin e "Shining" di Stanley Kubrick".

Cinzia Isola
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