“Il Grinch”: Taylor Momsen ricorda con grande affetto le premure di Jim Carrey sul set
L’attrice e cantante: «Con lui mi sono sempre sentita al sicuro»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Considerato da venticinque anni un appuntamento fisso delle festività natalizie, il live action “Il Grinch”, con protagonista l’inimitabile Jim Carrey, non perde occasione di animare puntualmente i salotti di milioni di spettatori, oltre a vantare aneddoti e curiosità che - anche a distanza di molto tempo - continuano a tenere vivo l’interesse per il franchise mediatico.
Tratto dal celebre racconto di Dr. Seuss e diretto da Ron Howard, il film, che ha debuttato ormai nel lontano 2000, racconta le malefatte del curioso eremita dal pelo verde e arruffato, deciso, dalla sommità del paesino di Whoville, a rovinare il Natale a tutti coloro che, presi dalla smania dell’acquisto compulsivo, si affaccendano tra regali e preparativi.
Pur avendo ricevuto all’epoca alcune critiche per il suo umorismo cupo e non pienamente accessibile, “Il Grinch” divenne già nel suo anno d’esordio il secondo film natalizio con il maggior incasso di tutti i tempi, subito dietro “Mamma, ho perso l’aereo”, totalizzando un fatturato di oltre 345 milioni di dollari a livello globale. Vincitore, inoltre, del premio Oscar per il miglior trucco e candidato alle statuette per la migliore scenografia e i migliori costumi, il film ha resistito fino al 2018 accanto alla commedia con Macauley Culkin, prima di venire surclassato dai risultati al box office dell’omonimo film d’animazione targato Illumination.
Ad aver indubbiamente distinto il film del 2000 è stata anche l’interpretazione dell’attrice Taylor Momsen nel ruolo della giovanissima co-protagonista, oggi nota soprattutto come cantante rock e star della serie televisiva “Gossip Girl”. Tornata a parlare del film in un’intervista, ha fatto riferimento al forte legame instaurato con Carrey e al ricordo di come il collega non mancasse mai, durante le riprese, di prendersi cura di lei: “Ricordo quando stavamo girando la scena in cui scendiamo dalla montagna sullo slittino. Era uno slittino vero, montato su una gigantesca molla che veniva controllata e si muoveva da un lato all'altro in modo molto deciso. C'è stato un momento in cui ho quasi rischiato di cadere dallo slittino, e lui è andato nel panico. Ha gridato stop e ha iniziato subito a controllare come stessi. Io mi stavo divertendo un sacco. Ridevo e non stavo nemmeno pensando al fatto che avevo appena rischiato di cadere da un'altezza considerevole. Mi sono sempre sentita molto al sicuro con Jim”.
Proprio di recente, ospite dell’ultima edizione della Rock and Roll Hall of Fame al Peacock Theater di Los Angeles, Carrey ha ritrovato a sorpresa la collega di scena, dopo essersi persi di vista fin dai tempi delle riprese sul set. Con entusiasmo, l’attore ha affermato: “Non ci vedevamo dai tempi de Il Grinch”. E la Momsen ha risposto: “Sì, sono passati 25 anni. Pazzesco”. Manifestando tutta l’ammirazione per Carrey coltivata fin da bambina, l’attrice ha aggiunto: “Da giovane, vedere un artista al lavoro e con un tale impegno verso il proprio mestiere mi ha lasciato un segno profondo e duraturo, che porto con me da adulta. Sono emozionata di poter finalmente dirglielo di persona, da grande”.
Un’altra notizia che non passa certo inosservata è scoprire che Jim Carrey, inizialmente propenso ad abbandonare il ruolo del Grinch, si convinse a continuare la collaborazione solo dopo l’intervento di un esperto della CIA.
Come riportato da Vulture, infatti, la star avrebbe colto l’occasione dei festeggiamenti per i venticinque anni del film per accennare a una vicenda rimasta fino a poco prima sconosciuta. Partendo dalla sua trasformazione estetica, ha ricordato: “Il costume era fatto con peli di yak che mi prudevano in modo inquietante, al punto che diventavo matto tutto il giorno. Avevo dita lunghe 25 centimetri, quindi non potevo grattarmi, toccarmi la faccia o altro... Avevo dei denti che dovevo aggirare per parlare, e avevo delle lenti a contatto che coprivano l'intero bulbo oculare, e riuscivo a vedere solo un minuscolo tunnel davanti a me”.
Dopo aver sfiorato un attacco di panico e rischiato di lasciare il ruolo, Howard convinse Carrey a continuare le riprese ingaggiando un istruttore della CIA con il compito di insegnargli tecniche per resistere alla tortura: “Richard Marcinko era un gentiluomo che aveva addestrato agenti della CIA e delle operazioni speciali per aiutarli a capire come sopportare la tortura. Mi ha dato una lista di cose che potevo fare quando iniziavo a perdere il controllo. Come darmi un pugno sulla gamba, il più forte possibile. Avere un amico di cui mi fidavo e colpire lui sul braccio. Mangiare ogni cosa che potevo vedere. Cambiare le cose nella stanza. Se c'è una tv quando stai iniziando a perdere il controllo, spegnerla e accedere la radio. Fumare il più possibile”.
Nonostante questi disagi, Carrey conserva comunque un ricordo positivo dell’esperienza vissuta nei panni del personaggio: “Anche se è stata una lotta, è un tale onore essere stato quel personaggio. Si tratta della storia più bella al mondo, su quanto abbiamo bisogno che le persone aprano il loro cuore. Emozionerà sempre. Molti tra di noi stanno camminando in questa vita attualmente con un cuore raggrinzito”.
