Il Mise, per l'edizione 2020-22 del Piano 4.0, sta puntando ad ampliare la platea delle imprese beneficiarie attraverso una trasformazione delle modalità di accesso alle agevolazioni. Lo ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico, la sarda Alessandra Todde, quando giovedì scorso in commissione Attività produttive a Montecitorio ha risposto a un'
interrogazione (5-03275) della deputata 5 Stelle Angela Masi, nella quale si chiedeva al governo di illustrare i dati sulla diffusione geografica e la classe dimensionale delle imprese coinvolte nel Piano nazionale Impresa 4.0, noto anche come Industria 4.0. Il Piano, ha spiegato il sottosegretario, "costituisce uno dei principali strumenti di politica industriale" e svolge un ruolo di supporto alle imprese italiane nel processo di innovazione e digitalizzazione del paese, per aumentarne la competitività. Grazie al monitoraggio costante del Mise circa l'attuazione del Piano, ha continuato, è stato possibile correggerlo e innovarne gli strumenti agevolativi, "da un lato per facilitarne e semplificarne l'accesso, dall'altro per incrementarne l'efficacia". Dai dati raccolti, ha spiegato Todde, emerge che oltre i due terzi delle risorse messe a disposizione dal Piano sono state, fino ad oggi, destinate ad imprese grandi e medie, e che meno di 100 imprese hanno avviato investimenti superiori ai 10 milioni di euro, mentre appena 35 hanno superato la soglia dei 20 milioni. Inoltre gli stessi dati evidenziano un ampio divario nella distribuzione a livello territoriale, visto che il nord ovest e il nord est assorbono, rispettivamente, 43 e il 38 per cento delle risorse dell'iper ammortamento, mentre il centro ne assorbe il 10 per cento e il Mezzogiorno il 9 per cento. Pertanto, ha concluso Todde, obiettivo del Mise per la prossima edizione del Piano 4.0 sarà, per ridurre questo divario, di garantire l'accesso ad un maggior numero di imprese intervenendo sulle modalità di accesso alle agevolazioni. Una risposta, quella del sottosegretario, accolta con favore dalla deputata interrogante, che già aveva sottolineato come "il tessuto imprenditoriale italiano, specialmente nelle regioni meridionali, sia composto di micro, piccole e medie imprese" da agevolare "per colmare il divario con le imprese del Nord Europa". Masi, in conclusione, ha ribadito l'importanza del monitoraggio dei dati "che inducono a una riflessione, anche al fine di adeguate modifiche alla normativa".
© Riproduzione riservata