Gli scienziati si dividono su tutto ma su un assunto sembrano convergere unanimi o quasi: l'insorgere di patologie tumorali è collegato alla contaminazione ambientale e alimentare. Da anni non si parla d'altro. Gli ecosistemi sono compromessi, lo sversamento di miliardi di tonnellate di rifiuti tossici ha scolorito il pianeta un tempo blu. Inevitabile pensare a quante sostanze nocive finiscano negli animali, nei loro prodotti e in quello che mangiamo. In questo scenario si sfidano da anni l'esercito dei vegani e quello degli anti vegani. Una battaglia ideologica e scientifica, polarizzata in due fazioni, uno contrario e uno favorevole all'alimentazione a base di prodotti animali. Lo scontro è da tempo radicalizzato e semplificato a posizioni emotive, come coloro che vorrebbero l'alimentazione corretta legata a consolidate tradizioni. Come se sbagliare per anni significasse non sbagliare affatto.

La tesi dominante è quella che vede gli allevamenti come principale fattore di un alimentazione non sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che per i danni inflitti alla nostra salute. Tuttavia se la stalla piange i campi non ridono. Sono stati farciti di veleni per decenni, al punto che in realtà non sappiano cosa faccia più male tra una bistecca alla diossina e un piatto di tofu preparato con acqua di mare (arricchita di mercurio e altri metalli pesanti), come si usa in Giappone. Ci limitiamo a mangiare. La battaglia tra vegetariani e non vegetariani è superata dall'emergenza ecologica. Il pianeta è talmente inquinato che è necessario trovare forme di produzione alimentare più sostenibili, pena l'estizione della razza. In numerosi corsi universitari si analizza il problema di come gli esseri viventi reagiscano agli inquinanti presenti nell'aria e nel cibo. Più alta è la posizione di un organismo lungo la piramide alimentare, più alta sarà la sua concentrazione degli inquinanti organici persistenti (Pops). Uno dei Pops più persistenti è il Ddt, insetticida sintetizzato negli anni '40 e largamente utilizzato per contrastare malarie tifo. La prima volta in Italia venne utilizzato a Napoli per contrastare il tifo nel '44. Successivamente la Sardegna venne cosparsa di disinfettante casa per casa, per combattere la malaria come testimoniano ancora oggi alcune vecchie porte in legno che riportano la scritta ok ddt. L'utilizzo di questa sostanza è oggi vietata nei paesi occidentali. Negli Stati Uniti dal 1972, dopo che ne erano state usate 675 mila tonnellate. Dal 1940 al 1990 sono state prodotte 1,8 tonnellate di questo prodotto. Oggi si trova in matrici ambientali e nelle uova degli uccelli. In quali concentrazioni? Nell'acqua degli oceani in una proporzione che va da 2 miliardi a 160 milionesimi di milligrammo per litro. Concentrazioni in apparenza piccole. Il problema non è irrilevante se la Fao nel 1997 ha fissato le soglie massime di concentrazione di Ddt per gli alimenti: 0,02 milligrammi per chilo nel latte e 0,1 nelle uova. Il problema è che passando dall'acqua al plancton ai pesci piccoli, agli uccelli e risalendo la catena alimentare la concentrazione aumenta a dismisura. Nell'aquila testabianca, simbolo degli Stati Uniti, la concentrazione raggiunge i 25 milligrammi per chilo. Tuttavia Donad Trump non sembra molto preoccupato. Quella degli inquinanti persistenti è una grande famiglia con dei gruppi etnici numerosi. Come le diossine, 210 composti di diversa tossicità. La soglia massima di assunzione per l'uomo è fissata dall'Ue in 0,7 miliardesimi di grammo al giorno. Come rispettare questi parametri è un rebus. Il problema maggiore deriva dai mangimi utilizzati negli allevamenti, anche dei pesci. Gli ingredienti più contaminati sono le farine, l'olio di pesce e i grassi animali. Il cibo degli animali di cui noi ci nutriamo. L'agenzia americana per la protezione ambientale ha rilevato come un americano adulto ingerisca ogni giorno 38 miliardesimi di grammo di diossina con la carne, 24 con il latte, 12,9 con il pollo, 4, 1 con le uova. Quindi solo con la carne supera la dose giornaliera di diossina. Se poi aggiunge uova e latte ha fatto il pieno. La morale alla luce di questi dati potrebbe essere quella che diventare vegani potrebbe non bastare a salvare le generazioni future da ulteriori castighi biblici. Tuttavia è chiaro che i prodotti animali sono inquinati e più un predatore è in alto nella catena alimentare e più sarà inquinato. Guarda caso in cima c'è l'uomo. Quindi consumare carne in maniera consapevole potrebbe essere un passo non decisivo ma importante.
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