Un batterio che si sviluppa nei cibi avariati come elemento cardine nella cura del melanoma. Stiamo parlando della Listeria, fonte di mal di pancia e di infezioni nell'apparato digerente ma che, nella sua forma attenuata in laboratorio, è in grado di attaccare le cellule tumorali e stimolare il sistema immunitario affinché le elimini.

La straordinaria scoperta è di Laura Poliseno, biologa 42enne e ricercatrice all'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e all'Istituto toscano tumori.

"La Listeria attenuata ha una caratteristica che ci è di aiuto – spiega la ricercatrice in un'intervista a 'Il Tirreno' -. Nelle cellule normali non attecchisce, ma se incontra cellule tumorali, le attacca e si replica. Così facendo, risveglia il sistema immunitario che riconosce le cellule tumorali infettate e le elimina. In pratica, per combattere il tumore, si fa leva sul sistema immunitario dell'organismo stesso".

In particolare, il batterio può essere utilizzato combinato con altri farmaci: "Quando entra nella cellula, il microorganismo può portare con sé sostanze che poi vengono liberate e possono svolgere la loro funzione antitumorale. Sottoporre il paziente alla terapia in questo modo eviterebbe tanti effetti collaterali rispetto all'assunzione dei medicinali per bocca o vena".

Secondo la ricercatrice "ci vorranno anni prima che questo progetto venga collaudato, ma i risultati potrebbero essere sorprendenti. C'è infatti da considerare che il batterio potrebbe essere sfruttato anche come tracciante per ‘scovare’ metastasi occulte nell'organismo".

Una nuova speranza, dunque, nella lotta ad un cancro che fa registrare "un’incidenza crescente e che colpisce molte persone giovani, al di sotto dei 50 anni".

Una patologia, tuttavia, che essendo cutanea offre buone probabilità di cura e guarigione se presa in tempo, e cioè prima che si formino le metastasi. "Dopo 5 anni dall'asportazione di un melanoma primario – ha ricordato la Poliseno - nel 90% dei casi si sopravvive. Se invece il tumore si espande con le metastasi e tocca gli organi interni, allora è difficile intervenire. E l'aspettativa di vita, a 5 anni dall'evento, è del 10%".

(Redazione Online/v.l.)
© Riproduzione riservata