Matteo Salvini di nuovo in Sardegna dopo due anni, per un'udienza in tribunale e alcuni incontri politici. Nel frattempo la Lega è uscita dal Governo per rientrarci con Mario Draghi. «Bisogna essere concreti», dice anche in riferimento alla svolta europeista, «e la Lega lo è».

Senatore, e per il voto quanto bisogna aspettare?

«La Lega riteneva il voto la via maestra, ma il presidente della Repubblica ha chiarito pubblicamente che non avrebbe sciolto le Camere. Abbiamo preso atto e abbiamo ritenuto doveroso lavorare per risolvere le emergenze, a partire da piano vaccinale e Recovery plan. Poi ci sarà il voto, finalmente».

Mattarella e Draghi chiedono unità, però lei non rinuncia a toni accesi, in particolare sul fronte aperture. Ma non è rischioso riaprire ora?

«Alt. Non chiedo l'apertura indiscriminata. La mia proposta, apprezzata anche dall'Anci e da esponenti del Pd come Bonaccini, oltre che da alcuni uomini e donne di scienza, è: interveniamo nelle zone dove il virus è più aggressivo con chiusure rigide e limitate, accompagnate da un'accelerazione del piano vaccini come sta facendo Bertolaso in Lombardia. Ma dove il virus è sotto controllo, se si può pranzare in sicurezza dev'essere possibile dare il via libera anche alle cene con le stesse regole».

Dicono che con questo suo dissenso sulle riaperture lei non voglia in realtà lasciare troppo spazio a chi ora sta all'opposizione, cioè FdI.

«Assolutamente no, noi abbiamo deciso di metterci la faccia per non lasciare l'autorevolezza di Draghi e i fondi europei nelle mani di chi ha fallito col Conte 2. Ora il centrodestra è maggioranza in Senato rispetto a Pd-5Stelle, anche senza FdI: possiamo e dobbiamo incidere».

Come sono adesso i rapporti con Giorgia Meloni? Ha provato a convincerla a fare una scelta diversa?

«La stimo, saremo insieme alle amministrative da Nord a Sud, rispetto la sua scelta anche se speravo potesse aiutare il centrodestra a essere ancora più forte e decisivo nella maggioranza che sostiene Draghi».

Ora sembra più vicino a Berlusconi. È la fine del sovranismo?

«Noi vogliamo difendere l'Italia e gli italiani, l'obiettivo non cambia. Il resto sono etichette giornalistiche».

Molti hanno parlato di una sua svolta europeista.

«Se l'Europa sbaglia, è doveroso segnalarlo. Per esempio: sui vaccini non ha dato grande prova di efficienza, e infatti i singoli Stati stanno cercando di fare in proprio. Mentre apprezzo il codice degli appalti europeo, meno burocratico di quello italiano: non bisogna avere pregiudizi, ma essere concreti. La Lega lo è».

A proposito di vaccini, si fa strada l'ipotesi di privilegiare una prima dose per tutti. Cosa ne pensa?

«La priorità è avere dosi sufficienti, che ancora mancano. I ministri della Lega come Giorgetti sono al lavoro per valutare la produzione di farmaci anti-Covid direttamente in Italia».

La Sardegna è prima regione bianca nel Paese. È giusto prevedere una certificazione per chi entra nell'Isola?

«Da autonomista convinto, lascio la scelta all'ottimo governo regionale auspicando che Speranza sia ragionevole e disponibile ad accogliere i suggerimenti e le richieste. Faccio i complimenti alla Sardegna perché la zona bianca è merito anche degli amministratori locali e del senso di responsabilità dei cittadini. L'estate scorsa la Sardegna era stata vergognosamente considerata il focolaio d'Italia, mentre Solinas era stato sbeffeggiato perché chiedeva il tampone per chi arrivava. Il tempo è galantuomo».

La Regione paga il gap dell'insularità e per gli amministratori i governi romani non sono mai amici. La Lega come intende aiutare i sardi?

«Ora siamo al lavoro per garantire una migliore continuità territoriale che per una serie di motivi resta un grave problema. La presenza della Lega al governo è necessaria anche per lavorare su investimenti e tagli fiscali nell'interesse della Sardegna e di tutti gli italiani. In concreto, ad esempio, sosterremo il percorso già avviato dal Presidente Solinas con la sottoscrizione dell'accordo sulle entrate con lo Stato, che prevede un tavolo tecnico paritetico per la quantificazione degli svantaggi strutturali permanenti che gravano sulla Sardegna in ragione della sua condizione di insularità. L'obiettivo è aiutare famiglie e imprese che sostengono costi maggiorati per energia o trasporti».

Quanto sarà importante il Recovery Fund per recuperare il ritardo di sviluppo dell'Isola?

«Molto, la mia presenza oggi nell'Isola serve anche per ascoltare dal vivo le richieste e le esigenze del territorio. Ovviamente può essere una grande opportunità se il Recovery sarà concentrato su grandi progetti strategici, ma soprattutto occorrerà una semplificazione a livello normativo sui procedimenti amministrativi e contabili. Vogliamo una spesa effettiva in tempi ragionevoli. Abbiamo idee chiare anche sui progetti più utili e urgenti: alta velocità ferroviaria, completamento della rete stradale (penso alla nuova strada Olbia-Arzachena-Santa Teresa di Gallura, agli interventi su SS 125 e SS195, al collegamento tra est e ovest della Regione), investimenti nell'idrogeno, nuovi e moderni ospedali hub a Cagliari e Sassari, riforestazione della regione, valorizzazione della più grande ed estesa rete di cantieri archeologici per mostrare al mondo i siti nuragici».

Cosa può migliorare il presidente Solinas nel governo dell'Isola?

«Secondo me ha già migliorato molto, ma si deve fare sempre di più. La presenza della Lega al governo nazionale sarà di garanzia per una migliore collaborazione tra Roma e Cagliari. Mi piace ricordare che Solinas ha stanziato la più alta somma di risorse regionali aggiuntive tra tutte le Regioni per venire incontro ai cittadini, ai lavoratori ed alle imprese sarde. Non dimentichiamo che già ad aprile scorso, mentre il Governo stanziava 400 milioni di aiuti per tutte le famiglie italiane colpite dal Covid, la Sardegna da sola e con propri fondi ha erogato oltre 120 milioni attraverso i Comuni».

Che fine ha fatto la flat tax, suo cavallo di battaglia elettorale nel 2018?

«Quando eravamo al governo l'avevamo concretizzata per i redditi fino a 65mila euro, siamo sicuri che sia una soluzione utile per famiglie e imprese. Draghi ci ha rassicurato: non solo non ci saranno inasprimenti fiscali come successo con Monti, ma lavoreremo per tagliare le tasse. Si va nella direzione giusta».

Con Draghi l'Italia ha già cambiato passo?

«Il governo è stato appena completato, con la nomina di sottosegretari e viceministri: siamo al lavoro per cambiare le cose e abbiamo già i primissimi frutti targati Lega. Il Viminale ha annunciato l'accelerazione sui taser alle forze dell'ordine e il governo pensa a pace fiscale e rottamazione delle cartelle esattoriali. La Lega c'è. E non dimentichiamo il settore turistico, che ha bisogno di aiuti rapidi e concreti: per la Sardegna non è un argomento secondario».

Da ministro dell'Interno rifarebbe tutto? Anche impedire lo sbarco per quattro giorni dalla Gregoretti?

«Lo rifarei e lo rifarò, chi era a bordo della Gregoretti non era in pericolo di vita e l'attesa è stata necessaria per avviare le trattative europee sulla redistribuzione».

Roberto Murgia

© Riproduzione riservata