"Ditemi se volete che rimanga al governo come vicepremier, con i due ministeri. Voglio sentirlo da voi".

Questo il senso del discorso di Di Maio all' assemblea - blindata - che si è tenuta ieri nell'auletta dei gruppi di Montecitorio. Hanno partecipato tutti i parlamentari pentastellati, con alcuni ministri (Elisabetta Trenta, Alberto Bonisoli, Giulia Grillo, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede) e Alessandro Di Battista.

Tema della serata, il flop delle europee e il ruolo del leader (oggi sottoposto al voto su Rousseau), sulla graticola dopo il calo di consensi.

"Ringrazio tutti coloro che hanno dato il massimo, felice che siamo tutti qui perché siamo una famiglia", ha esordito così il vicepremier, accolto da un lungo applauso.

"Il Movimento 5 Stelle non perde mai, o vince o impara: questa è la nostra storia e da qui dobbiamo ripartire", ha detto Di Maio.

Il Movimento - ha aggiunto - va riorganizzato: "Ma si deve partire dalla fiducia nel capo politico o da un nuovo capo politico. Se vengo riconfermato non restiamo fermi, dobbiamo cambiare della cose, avviare una nuova organizzazione".

E ancora: "Ho chiesto la fiducia agli iscritti perché ho una dignità e negli ultimi due giorni mi sono sentito dire di tutto. A me non frega nulla della poltrona, molti pensano sia bello stare in prima linea: ma quando va bene il merito è di tutti, giustamente, se si perde prendo schiaffi solo io".

È intervenuto anche Di Battista, cui Di Maio - nel post con cui ha annunciato il voto su Rousseau - aveva indirizzato un messaggio sibillino: "A differenza di alcuni, ma come tanti di voi, io in questi sei anni ci sono sempre stato".

DIBBA - E lui, Di Battista, ha strigliato i parlamentari. "Proponete anziché lamentarvi", ha detto, poi ha sostenuto la necessità di una "riorganizzazione movimentista", e si è rivolto a Di Maio. Gli ha espresso il suo sostegno, si è detto convinto "che torneremo in alto". E infine gli ha detto: "Luigi ti chiedo scusa per non aver fatto abbastanza in questi mesi per aiutarti".

FICO - Un altro big intervenuto è il Presidente della Camera: "Il problema non è Luigi, siamo tutti e dobbiamo lavorare insieme: è da vecchia politica mettere in discussione il capo dopo una sconfitta", ha detto. Poi l'affondo: "Se io devo dirvi oggi cosa siamo, se devo fare una radiografia di questo Movimento, la mia risposta è che non lo so, non so più cos'è questo Movimento". Lungamente applaudito l'intervento di Roberto Fico, che si è distinto come l'anti Salvini in questo anno di governo gialloverde. "Non dobbiamo abdicare ai nostri principi e valori, se fossi fuori dal Movimento, non so se lo voterei se non comprendessi cosa è. Dobbiamo recuperare l'identità perduta". E ancora, in quella che sembra essere una chiara critica al leader: "Su tante questioni abbiamo guardato prima un sondaggio, siamo caduti negli errori fatti dagli altri partiti".

PARAGONE - Il senatore ieri ha consegnato le sue dimissioni a Di Maio, ma è pronto a ritirarle se il leader le dovesse respingere. Si è rivolto direttamente al capo politico e gli ha chiesto: "Alla luce delle dichiarazioni di questi giorni, hai ancora fiducia in me? Le mie non erano critiche al buon lavoro che hai svolto, ma due ministeri sono troppi". Avrebbe sostenuto la necessità di un rimpasto, i maliziosi sostengono che voglia un ministero.

SALVINI TIFA DI MAIO - Se tutti i big dei 5 Stelle si dicono disposti a confermare Di Maio capo politico, il vicepremier ha un tifoso d'eccezione in Matteo Salvini. Un passo indietro di Di Maio, infatti, favorirebbe l'ala di sinistra del M5S. Pare che il leader leghista ieri, riunendo i parlamentari del Carroccio alla Camera, abbia parlato delle prospettive di governo. Dicendo che "dura fino a quando si possono fare le cose scritte nel contratto". E aggiungendo: "Serve che non passi la linea Di Battista e che dal M5S la smettano di attaccare e dire no".

(Unioneonline/L)
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