Folla oceanica questa mattina nella città di Ahvaz per la prima cerimonia funebre in Iran in onore di Qassem Soleimani.

In decine di migliaia hanno partecipato al corteo trasmesso in diretta dalla tv di Stato con lo schermo listato a lutto: la gente sventolava bandiere rosse, "il colore del sangue dei martiri", verdi, il colore dell'Islam e bianche decorate con slogan religiosi, oltre a ritratti del generale.

Tante lacrime e tante urla: "Morte all'America". Il corpo del generale e dei miliziani uccisi insieme a lui sono arrivati all'aeroporto internazionale di Ahvaz all'alba, nel pomeriggio il trasporto nella città santa di Mashhad, dove è in programma un'altra cerimonia funebre. Altre due se ne terranno lunedì, a Teheran e Qom, poi il generale verrà sepolto martedì nella sua città natale, Kerman.

SCAMBIO DI MINACCE TRA USA E IRAN - Intanto volano minacce reciproche tra Washington e Teheran dopo l'uccisione, su ordine di Donald Trump, del generale Qassem Soleimani.

"Metteremo in atto una vendetta che porrà fine alla presenza degli Usa nella regione", ha detto il comandante delle Guardie della rivoluzione Hossein Salami.

"Trentacinque obiettivi americani, oltre a Tel Aviv, sono a portata di tiro della Repubblica Islamica e potrebbero essere colpiti in una rappresaglia", è la minaccia del comandante delle Guardie della rivoluzione nella provincia sud orientale di Kerman, Gholamali Abuhamzeh.

Abuhamzeh ha accennato in particolare alla possibilità di attacchi nello Stretto di Hormuz, attraverso cui passa il 20% dei traffici petroliferi via mare: "È una rotta vitale per l'Occidente, un gran numero di navi da guerra americane attraversano lo Stretto di Hormuz, il Golfo di Oman e il GolfoPersico". Proprio nello Stretto di Hormuz Londra ha inviato due navi militari per proteggere i suoi mercantili che spesso transitano nella zona.

"Se le forze americane vogliono rimanere in vita, dovrebbero evacuare le loro basi militari nella regione e andarsene. La rappresaglia di fronte all'assassinio di Soleimani è certa, incontrollabile e dolorosa, e gli Usa farebbero meglio a smettere di inviare messaggi per invitare l'Iran a non vendicarsi", ha rincarato Mohammadreza Naghdi, vice capo delle Guardie rivoluzionarie.

Washington dal canto suo ha lanciato l'allarme soprattutto contro i cyber attacchi, e ha risposto a minaccia con minaccia: "Se l'Iran colpisce gli americani o asset americani risponderemo molto duramente.Abbiamo già individuato 52 siti iraniani che potranno essere attaccati molto rapidamente, obiettivi di livello molto elevato, importanti per Teheran", ha twittato Donald Trump, specificando che 52 non è una cifra a caso. Corrisponde infatti al numero degli ostaggi americani presi dall'Iran nel 1979, nel corso di un'altra gravissima crisi internazionale.

COSA HA SPINTO DONALD AD ATTACCARE - Secondo il New York Times Trump, decidendo per l'uccisione del generale iraniano, ha scelto l'opzione più estrema fra le tante presentate dai vertici militari, mentre ancora si stavano valutando le informazioni di intelligence su varie minacce.

Il quotidiano ha ricostruito gli ultimi caotici giorni che hanno portato al raid di Baghdad. Il 28 dicembre Trump, dopo l'attacco in cui è morto un contractor americano, ha respinto l'idea di uccidere Soleimani, optando per un raid sulle postazioni di milizie filo iraniane in Siria e Iraq. Ma dopo l'assedio all'ambasciata Usa di Baghdad il Presidente - furioso dopo aver visto le immagini in tv - ha optato per soluzione estrema, lasciando esterrefatti gli stessi vertici del Pentagono.

(Unioneonline/L)
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