Sornione e istrionico, spesso preso in giro per le sue strane smorfie e molto incline alle gaffe (memorabile il momento in cui, durante un comizio, tirò fuori un'aringa incartata definendola "simbolo della follia della burocrazia Ue", salvo poi scoprire che era frutto di una legge britannica).

Eppure, piaccia o meno, è l'uomo politici più popolare del Regno Unito, come ha dimostrato nelle ultime elezioni. Sulla soglia dei 56 anni Boris Johnson può passare alla storia come l'uomo della Brexit.

Leader Tory dallo scorso luglio, da cinque mesi si è treasferito al numero dieci di Downing Street, dove ora conta di restarci almeno altri cinque anni.

Con la giovane fidanzata (Ansa-Oliver)
Con la giovane fidanzata (Ansa-Oliver)
Con la giovane fidanzata (Ansa-Oliver)

Figlio di un ex deputato conservatore dell'Europarlamento (Stanley Johnson) e della pittrice Charlotte Offlow Fawcett e discendenre di re Giorgio II, ha frequentato le migliori scuole del Regno Unito. Prima Eton, poi Oxford, dove ha coltivato la sua passione per la letteratura, la storia e la classicità. Nato a New York, ha antenati musulmani, ebrei e cristiani. Un melting pot che fa di lui un conservatore sui generis.

Dopo la laurea Boris inizia a lavorare per la carta stampata: sulle pagine del Times e del Daily Telegraph si impone, come corrispondente da Bruxelles, per la sua narrativa irridente sulla Ue e sugli eurocrati. Un racconto, il suo, intessuto di esagerazioni e a volte di vere e proprie fake news che gli saranno rinfacciate anche nel 2016, nel corso della campagna referendaria pro Brexit.

Paga uno scivolone con un licenziamento, ma poi diventa direttore dello Spectator, settimanale conservatore. Sono gli anni in cui, confesserà tempo dopo, prova anche la cocaina: "Ma senza mai riuscire a sniffarla".

Boris Johnson (Ansa-Oliver)
Boris Johnson (Ansa-Oliver)
Boris Johnson (Ansa-Oliver)

Nel 2001 l'ingresso in politica, conquista un seggio in Parlamento. Spesso sulle pagine dei tabloid per vicende personali, Johnson secondo le biografie ufficiali ha avuto cinque figli (ma c'è chi dice che ne abbia altri due "illegittimi", e sul numero esatto lui invoca la privacy) e ha due matrimoni falliti alle spalle, quello con l'italo-britannica Allegra Owen e quello con l'avvocato Marina Wheeler. Oggi è fidanzato con la giovane Carrie Symonds, esperta di comunicazione politica per cui ha lasciato dopo 25 anni Marina.

La carriera politica decolla nel 2008 con l'elezione a sindaco di Londra, dove resta in carica per due mandati fino al 2016.

Nel frattempo, a maggio 2015, ritorna alla Camera dei Comuni, dove subito diventa una spina nel fianco dell'allora premier conservatore David Cameron. Si fa paladino del referendum pro Brexit, ma nonostante la vittoria non riesce a lanciare la sfida per la leadership Tory.

Poco male: forte di un grande seguito nel partito, riceve l'incarico di ministro degli Esteri, che molla nel luglio 2018 anche in polemica con la linea "soft" di Theresa May sulla Brexit, oltre che per alcune gaffe diplomatiche.

Arriviamo all'estate 2019, l'anno della rivincita per lui. Viene designato leader al posto della May, perde in Parlamento la sua battaglia per la hard Brexit, chiede un chiaro mandato popolare per portarla a termine e lo ottiene. Sempre ispirandosi a Winston Churchill, il suo eroe di riferimento. Da sempre, sin da quando, ancora bambino, il piccolo Boris confessò l'ambizione di diventare "re del mondo".

(Unioneonline/L)
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