Dopo l'intesa annunciata ieri sera tra i curdi e le forze di Bashar al Assad con la mediazione russa, la Turchia non arretra di un passo e, anzi, continua ad avanzare in Siria e si prepara a sferrare l'offensiva decisiva su Kobane.

Carri armati, mezzi blindati e unità militari dell'esercito turco e delle milizie arabe filo-Ankara sono entrati a ovest del fiume Eufrate, in un'area già controllata dalla Turchia, per entrare a Kobane dal fronte occidentale.

La nuova offensiva partirebbe da Jarablus, località strategica siriana di confine passata nelle mani della Turchia con l'operazione "Scudo dell'Eufrate" del 2016-2017, e punta ad attraversare l'Eufrate, confine naturale della regione amministrata dai curdi-siriani, costruendo un ponte temporaneo sul fiume.

Bombardamenti al confine (Ansa - Epa)
Bombardamenti al confine (Ansa - Epa)
Bombardamenti al confine (Ansa - Epa)

I MONITI UE E LE SANZIONI - Intanto continua il pressing della comunità internazionale, in testa l'Unione europea, per fermare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, cercando di colpire dove fa più male: gli armamenti. Anche l'Italia cerca di non essere da meno, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, sulla scia di Germania, Francia, Olanda e altri Paesi, annuncia che sarà "categorico" nel chiedere al Consiglio dei ministri degli Esteri di fermare in tutta l'Unione la vendita di armi alla Turchia.

"Nelle prossime ore - ha detto a Lussemburgo - anche l'Italia firmerà, con un decreto ministeriale, l'export degli armamenti verso la Turchia, per quanto riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni".

"Era importante per noi - continua Di Maio - che tutta l'Europa assumesse la stessa posizione: abbiamo lasciato ai singoli Stati l'impegno di farlo, perché questo crea immediatezza. Ognuno di noi, dopo questo impegno, potrà firmare i propri atti, che servono a bloccare l'export e, ovviamente, questo fa sì che non si debba lavorare ad un embargo europeo, che poi porta a mesi e mesi di lavoro, che avrebbero vanificato l'immediatezza dell'intervento".

Secondo i dati della Rete Italiana per il Disarmo, "nel 2019 sono stati (già) consegnati 46 milioni di euro di armi e munizioni alla Turchia, un record". Nel 2018 il totale era arrivato a 362,3 milioni di euro, secondo l'ultima relazione al Parlamento. La Turchia è al terzo posto tra i Paesi ai quali l'Italia vende armi, dopo Qatar e Pakistan.

Quello che è venuto fuori finora al Consiglio Ue è un pacchetto di "misure restrittive" nei confronti di persone e società "responsabili o coinvolte nelle attività illegali di trivellazione" alla ricerca di idrocarburi portate avanti dalla Turchia nella zona economica esclusiva di Cipro.

(Unioneonline/D)
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