Le clamorose voci circolate in mattinata sono state confermate: Boris Johnson ha formalmente chiesto la sospensione dei lavori parlamentari dal 9 o 12 settembre fino a lunedì 14 ottobre. Il premier britannico coinvolge così la Regina Elisabetta nella battaglia parlamentare, costringendola a tenere il suo discorso al Parlamento sulle sfide del nuovo governo il prossimo 14 ottobre e "prorogando", di conseguenza, la pausa estiva della Camera dei Comuni fino a quella data.

Elisabetta ha autorizzato la decisione del governo, contro cui sono state raccolte ben 500mila firme in poche ore.

La mossa non è certo casuale: così facendo gli oppositori al "No Deal" avranno infatti pochissimo tempo in vista del 31 ottobre - la data prevista per la temuta uscita dall'Ue - per cercare di fermare con una legge, che legherebbe le mani a Johnson, la corsa verso la Brexit dura. Al massimo, potrebbero riuscire a portare avanti una mozione indicativa.

La mossa di Johnson apre così le porte a una crisi senza precedenti nella recente britannica: qualcosa del genere risale addirittura a Carlo I, che nel 1642 imbavagliò il Parlamento scatenando la Guerra civile inglese. Finì decapitato.

La Regina, dal canto suo, avrebbe potuto ostacolare Johnson ma non l'ha fatto, e questo perché una simile decisione sarebbe stata parimenti rivoluzionaria e senza precedenti.

LE REAZIONI - "Sono inorridito dalla sconsideratezza del governo Johnson, che parla di sovranità e che tuttavia sta cercando di sospendere il Parlamento per evitare l'esame dei suoi piani per una spericolata Brexit senza accordo. Questo è un oltraggio e una minaccia per la nostra democrazia", il commento del leader laburista Jeremy Corbin.

"Questo è un oltraggio alla Costituzione. L'unico scopo è impedire ai deputati di dibattere sulla Brexit. È vitale che il Parlamento possa dire la sua. Siamo in una democrazia parlamentare!”, ha tuonato il presidente della Camera dei Comuni John Bercow.

Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha twittato: "Sembra che Boris Johnson stia per chiudere il Parlamento ed imporre una Brexit senza accordo. A meno che i parlamentari si uniscano per fermarlo, la prossima settimana, oggi verrà ricordato come un giorno nero per la democrazia britannica".

(Unioneonline/v.l.)
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