L'Amazzonia brucia come non mai, e sotto accusa finisce la politica ambientale del governo di Jair Bolsonaro.

Secondo i dati diffusi dai media locali, in base ai rilevamenti satellitari dell'Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali, da gennaio ad agosto gli incendi forestali sono aumentati dell'82% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con il 52% dei roghi concentrati nell'Amazzonia brasiliana.

I numeri sono da capogiro: 72mila incendi nel 2019, 9.500 solo nell'ultima settimana. Il dato più alto da quando sono iniziate le rilevazioni.

Numeri a cui si aggiungono quelli quelli secondo cui la deforestazione in Amazzonia è cresciuta del 278% nello scorso luglio rispetto allo stesso periodo del 2018.

Impressionano le immagini del cielo di San Paolo scuro nel primo pomeriggio di ieri. A causa del fumo proveniente dall'Amazzonia, che è distante più di 2mila chilometri. "È arrivata l'Apocalisse", hanno azzardato in molti sui social.

San Paolo (foto Twitter)
San Paolo (foto Twitter)
San Paolo (foto Twitter)

Bolsonaro accusa le Ong: "Questi incendi potrebbero essere stati potenziati dalle Ong, perché hanno perso i soldi che ricevevano", ha dichiarato. Quando i giornalisti gli hanno chiesto di chiarire, ha aggiunto: "Non sto dicendo che le Ong sono responsabili, sto dicendo che qui c'è un reato da combattere ed esiste un interesse delle Ong, che rappresentano interessi diversi da quelli del Brasile. Noi gli abbiamo tolto molti soldi, e abbiamo messo fine anche ai contributi pagati con fondi pubblici".

Mentre Bolsonaro accusa le Ong, tutto il mondo accusa lui per le politiche ambientali e la deforestazione dell'Amazzonia. Germania e Norvegia hanno sospeso le loro donazioni al Fondo Amazzonia, il ministro dell'Ambiente Riccardo Salles è stato fischiato e duramente contestato ad una riunione organizzata dall'Onu sui cambiamenti climatici.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata