La ludopatia è una malattia mentale. Anzi, no. Due decisioni di segno opposto arrivano dalle aule di giustizia.

A Torino il tribunale dispone una perizia psichiatrica su un insegnante di scuola media, con il vizio del gioco d'azzardo, sotto processo per peculato. Ad Aosta la Corte dei Conti condanna un tabaccaio a versare all'Agenzia dei monopoli 397 mila euro, l'equivalente della somma che in appena due settimane aveva scommesso senza provvedere ai pagamenti: il procuratore regionale Massimiliano Atelli aveva sostenuto l'esclusione di "qualunque valore assolutorio" delle ludopatie e ha ottenuto ragione.

Il caso di Torino riguarda un professore di educazione musicale (poi licenziato) che si impadronì di 11 mila euro versati dai genitori degli alunni per l'organizzazione di gite scolastiche. Che fosse stato travolto nel gorgo della ludopatia al punto di non riuscire più nemmeno a pagare le bollette non ci sono dubbi. Il difensore, avvocato Luca Paparozzi, ha fatto testimoniare la dottoressa dell'Asl che lo seguì nel 2018, quindi ha chiesto e ottenuto la perizia psichiatrica. La questione non è di poco conto: in caso di infermità totale l'imputato potrebbe anche essere prosciolto. Il pm Giovanni Caspani non ha potuto opporsi: "In un primo tempo - ha detto in aula - pensavo che l'accertamento fosse inammissibile. Poi ho appurato che secondo tre sentenze della Cassazione la ludopatia incide sulla capacità non di intendere, ma sulla capacità di volere, nel senso che chi ne è colpito non riesce a resistere a determinati impulsi".

I giudici contabili valdostani, nel pronunciarsi nel merito della vicenda specifica di cui si sono occupati, si sono mossi in un'altra direzione. Notando che il tabaccaio si fece visitare solo dopo avere ricevuto nel gennaio 2019 dai Monopoli la sospensione della concessione e l'intimazione di pagamento, hanno espresso "dubbi - è scritto nella sentenza - sull'attendibilità della patologia lamentata, specie in presenza di patologie psichiche difficilmente diagnosticabili in termini oggettivi ma solo sulla base del riferito dal paziente". Inoltre il servizio dipendenze dell'Usl Aosta "pur riconoscendo un disturbo da gioco d'azzardo grave e persistente, non ha evidenziato alcuna compromissione delle facoltà intellettive".

Compromissione che invece ha dedotto una perizia privata ritenuta non sufficiente dai magistrati.

Di tutt'altro tenore lo scenario che si profila a Torino. La dottoressa dell'Asl ha detto fra l'altro che "chi sviluppa la ludopatia rimane vulnerabile a lungo" e che "è possibile non ricaderci, ma occorre seguire un adeguato percorso terapeutico".

(Unioneonline/F)
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