"Sono entrata in Parlamento come si entra in un tempio perché è l'espressione più alta della democrazia. Quindi sentir parlare di questa istituzione che fa parte della mia religione civile come se tutto si riducesse a costi e poltrone, è qualcosa che proprio non mi appartiene".

Liliana Segre commenta così il referendum sul taglio dei parlamentari del prossimo 20-21 settembre.

"Mi pare che la questione venga un po' troppo drammatizzata - ha detto in un'intervista a Repubblica -. Ci sono buone ragioni sia per il sì sia per il no. Io alla fine mi sono orientata per il no soprattutto in coerenza con il mio atteggiamento generale verso il Parlamento".

La senatrice, appena 90enne, ha parlato anche dell'operato del governo: "Sarà perché sono priva di esperienza politica ma io non riesco proprio a capacitarmi del clima arroventato e delle contrapposizioni feroci. Per come la vedo io, di fronte ad una catastrofe come la pandemia del Covid-19 un grande Paese si dovrebbe unire. Anche se vediamo uno sconosciuto che si esibisce come funambolo al circo lo seguiamo con trepidazione, temiamo per la sua sorte. Come è possibile che mentre il Presidente del Consiglio attraversa il precipizio con l'Italia sulle spalle, e se cade da una parte rischiamo milioni di contagiati e se cade dall'altra c'è lo sfacelo economico, qualcuno si metta ad urlare improperi?".

Invece "i cittadini comuni nella grande maggioranza hanno dato una prova straordinaria; il nostro popolo ha dimostrato grande consapevolezza. Il confronto tra la compostezza e la dignità di questi milioni di italiani e certi toni sguaiati e strumentali di alcuni esponenti politici lascia sgomenti".

Sulla terribile esperienza di Auschwitz racconta che continuerà "a parlare in pubblico", se ne avrà "le forze, ma non ripeterò più la mia testimonianza; da tempo sentivo che questa fase, durata circa 30 anni, doveva finire" tanto che "la nomina a senatrice a vita mi ha indotto a resistere ancora per qualche tempo".

"Da fuori forse - conclude - si avverte solo la fatica di ripetere sempre la stessa vicenda, ma è altro, è un logoramento psichico difficile da spiegare. C'è una Liliana di oggi, che ogni volta ricordando i fatti guarda con pena infinita la Liliana di allora. Raggiunti ormai i 90 anni, devo rassegnarmi a rispettare i limiti della mia fragilità".

(Unioneonline/D)
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