La Falco investigazioni, al lavoro da mesi per presentare richiesta di revisione della condanna a 30 anni di carcere che il marito di Elena Ceste, Michele Buoninconti, sta scontando ad Alghero, ha depositato in procura ad Asti una richiesta di accesso ad alcuni reperti trovati a terra, nel cortile, il giorno della scomparsa della 37enne.

La donna sparì il 24 gennaio 2014 e il corpo venne ritrovato nove mesi dopo in un canale interpoderale a Motta di Costiglione d'Asti. Il marito è stato arrestato il 29 gennaio 2015.

Gli indumenti che i detective vogliono vedere sono un paio di pantaloni, un maglione, collant autoreggenti, slip e altri capi personali e intimi che, secondo la difesa, "non sono stati attenzionati prima".

Eugenio D'Orio, procuratore speciale di Buoninconti, ha depositato una consulenza tecnica "nella quale - afferma - richiede l'accesso ai diversi reperti acquisiti dalla polizia giudiziaria durante le indagini, con l'obiettivo di procedere ad accertamenti di natura genetico-forense".

D'Orio ha richiesto anche l'acquisizione di campioni effettuati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche dei carabinieri di Torino sulle auto usate dalla famiglia Buoninconti.

"Come anticipato mesi fa - spiega Anna Vagli, consulente tecnico del team - le nostre indagini sono proseguite a 360 gradi. Con l'investigatore Davide Cannella e il dottor D'Orio stiamo battendo una precisa pista investigativa che crediamo possa far luce su quanto occorso ad Elena Ceste il giorno della sua scomparsa".

"Sotto il profilo biologico-investigativo, le richieste sono precise" ha aggiunto D'Orio. "Ci attendiamo importanti informazioni da queste analisi - prosegue - informazioni grazie alle quali sarà verosimilmente possibile presentare richiesta di revisione".

(Unioneonline/D)
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