Il governo chiama, Aspi risponde.

Dopo l'ultimatum lanciato dal premier Giuseppe Conte, arriva la proposta di Autostrade per l'Italia per cercare di definire la controversia che da due anni la vede opposta all'esecutivo dopo il crollo del Ponte Morandi.

Nel documento, stando a quanto si apprende, ci sono 7 miliardi di manutenzioni e 13,2 miliardi di investimenti e un aumento del risarcimento per il crollo del Ponte che salirebbe da 3 a 3,4 miliardi. Ci sarebbe anche un abbassamento dei pedaggi sulla base del sistema regolatorio dell'Autorità dei trasporti.

Il prossimo step è il Consiglio dei ministri - previsto per martedì ma che probabilmente slitterà a mercoledì o giovedì - che dovrebbe decidere in modo definitivo sulla revoca o meno della concessione.

Le variabili che restano in bilico sulla gestione di 3mila chilometri di autostrade nel Paese sono tariffe, regole per la concessione e, a cascata, valore della società.

L'offerta rischia di spaccare la maggioranza.

Secondo fonti pentastellate, tanto per cominciare, la proposta non viene giudicata "sufficiente" dal M5s. A quanto si apprende starebbe già emergendo qualche malumore al trapelare delle prime notizie sui dettagli giunti all'esecutivo. "I Benetton devono uscire dalla gestione", è l'idea dei pentastellati.

IL DIBATTITO - "Io sono per la revoca" della concessione ad Aspi "con un piano preciso che riesca a supportarne la gestione", è la posizione del presidente della Camera Roberto Fico.

Più sfumati i toni di Italia Viva: "Da parlamentare e da cittadino - afferma Luigi Marattin - vorrei però sapere chi da martedì subentra nella gestione delle autostrade e con quali risorse, che fine fanno i lavoratori di Aspi e che valutazione di rischio è stata fatta sul risarcimento plurimiliardario che dovrebbe essere versato ai Benetton, dalle tasche dei contribuenti, in caso di azione temeraria".

"Secondo noi - aggiunge la capogruppo di Italia Viva alla Camera, Maria Elena Boschi - la revoca rischia di ottenere l'effetto opposto, mettere a rischio i posti di lavoro, bloccare le opere e, soprattutto, fare iniziare un contenzioso che durerà anni fra lo Stato e il concessionario e a pagare il conto saranno i cittadini. Ecco perché ci sembra la strada più pericolosa quella della revoca".

"Il governo ha perso due anni per prendere una decisione, ora faccia in fretta, scelga senza arrecare danni all'erario. Riteniamo che la soluzione migliore potrebbe essere quella di rinnovare con condizioni assolutamente diverse la concessione e avviare strumenti per verificare attentamente che le regole vengano rispettate e che la sicurezza dei trasporti sia tutelata", dice Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia.

(Unioneonline/D)
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