Sarebbe stata una dose massiccia, circa 10 volte superiore a quella prescritta, di un farmaco che già assumeva ad uccidere Maria Simonetta Gaggioli, l'ex funzionaria della Regione il cui corpo fu ritrovato il 3 agosto 2019 in un sacco a pelo a Riotorto (Livorno), lungo la Vecchia Aurelia.

È quanto emergerebbe dalle indagini, condotte dai carabinieri di Livorno e Piombino e coordinate dalla procura livornese, che oggi hanno portato in carcere, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare, la nuora della 76enne, Adriana Gomes, 32enne brasiliana, accusata di omicidio e occultamento di cadavere.

Per concorso nei reati contestati alla donna è tuttora indagato il marito Filippo Andreani, 47 anni, figlio della anziana.

Per gli inquirenti, sulla scorta degli esiti dell'esame autoptico e degli altri elementi acquisiti nel corso delle indagini, l'arrestata negli ultimi giorni del luglio scorso avrebbe somministrato a Gaggioli il farmaco assunto dalla 76enne per motivi terapeutici, nella dose massiccia e risultata letale.

Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti la donna avrebbe poi trasportato, da sola, il cadavere fuori dalla sua abitazione di Riotorto e lo avrebbe caricato in auto, per poi abbandonarlo sul ciglio dell'Aurelia. Tale circostanza, spiegano i carabinieri, è stata confermata nel corso dell'esperimento giudiziale in incidente probatorio del 3 gennaio scorso.

I motivi che avrebbero spinto all'omicidio, secondo gli investigatori, risiederebbero nel fatto che dalla morte della suocera la Gomes avrebbe ricavato vantaggi economici.

Nel corso delle indagini è emerso inoltre che l'arrestata aveva maturato l'intenzione di recarsi all'estero. La donna è inoltre ritenuta responsabile anche dei reati di truffa aggravata e indebito utilizzo di carte di pagamento: non dando comunicazione del decesso della Gaggioli, avrebbe consentito l'accredito della pensione sul suo conto corrente bancario, prelevando una somma con il bancomat della defunta.

(Unioneonline/F)
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