"Quelle due ragazze sono sbucate all'improvviso, correvano mano nella mano. Mi creda, era impossibile evitarle. Pioveva, era buio, ma ricordo perfettamente cos'è successo: ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano".

All'indomani dei funerali delle 16enni Gaia e Camilla, a raccontare a "Il Messaggero" la sua versione sul tragico incidente di Corso Francia è Davide A., studente 20enne e migliore amico dell'investitore Pietro Genovese, in auto con lui una settimana fa al momento dell'impatto nella notte del 22 dicembre scorso.

"Eravamo appena andati via da una cena a casa di amici al Fleming dove avevamo festeggiato il ritorno di un amico dall'Erasmus. Avevamo bevuto qualche bicchiere di vino, niente di più. Era da poco passata la mezzanotte - ha spiegato il testimone - e avevamo imboccato Corso Francia per andare verso il Treebar al Flaminio. Pietro guidava, io ero seduto accanto a lui e dietro di noi, sul sedile posteriore, c'era un altro nostro amico che al momento dell'incidente però stava mandando un messaggio con il cellulare e dice di non aver visto nulla".

Il ragazzo ha dichiarato che non andavano a velocità eccessivamente elevata: "Anche volendo non avremmo potuto correre. Su Corso Francia era appena scattato il semaforo verde e l'auto era ripartita da poco".

Poi gli attimi della tragedia: "Mentre passavamo davanti a una macchina che aveva rallentato alla nostra destra sono sbucate due sagome. Correvano. Credo volessero scavalcare il guardrail per raggiungere l'altro lato della strada. Ricordo di aver sentito un botto tremendo. E di aver visto una di loro sopra il cofano dell'auto. È successo tutto in una frazione di secondo. Il tempo di renderci conto di quello che era successo e accostare l'auto sulla destra, poco prima della rampa. Non potevamo inchiodare in mezzo alla strada. Dall'incidente al momento in cui ci siamo fermati saranno passati 5-10 secondi", ha ricordato.

Davide a quel punto è sceso dalla macchina e ha visto "il corpo di una delle due ragazze per terra, mi sono avvicinato per sentire il battito, non si muoveva. Poco più avanti mi sono accorto che c'era anche l'altra ragazza sull'asfalto. Subito dopo di me sono scesi Pietro ed Edoardo. Le macchine continuavano a camminare, ricordo di aver visto una, forse due macchine investirle di nuovo".

Alla domanda se Pietro Genovese fosse ubriaco, il testimone ha replicato: "Aveva bevuto un paio di bicchieri di vino, ma non era ubriaco o drogato: nessuno quella sera aveva fumato canne".

Sul contattare le famiglie delle ragazze, il giovane ha concluso: "Ci penso tutti i giorni, ma cosa potrei dirgli? Mi dispiace per quello che è successo? Sono distrutto? Da quella sera, io, Pietro ed Edoardo non dormiamo più, non mangiamo più. Ma siamo vivi. Quando me la sentirò la prima cosa che voglio fare è portare una corona di fioria Corso Francia. Gaia e Camilla avevano solo pochi anni meno di me. È un dramma - spiega lo studente - per tutti".

(Unioneonline/F)
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