Importanti novità sulla strage di Erba (QUI LE IMMAGINI), avvenuta l’11 dicembre 2006 e che costò la vita a Paola Galli, sua figlia Raffaella Castagna, il piccolo Youssef, figlio di Raffaella, e Valeria Cherubini. Mario Frigerio è stato l’unico superstite perché è riuscito a scampare alla furia omicida.

Il team di consulenti nominato qualche mese fa da Azouz Marzourk ha depositato in Procura una consulenza tecnica di parte offesa firmata da Eugenio D’Orio per far luce sulla dinamica dei fatti. Il gruppo di esperti è formato da Mary Petrillo, docente master di criminologia e psicologia università Niccolò Cusano, coordinatrice Crime Analysts Team e presidente commissione Sicurezza e Legalità del Movimento degli Elettori (MDE); Rossana Putignano, psicoterapeuta, responsabile divisione Sud del Crime Analysts Team; Aida Francomacaro, psicoterapeuta responsabile della divisione Psicologia giuridica del Crime Analysts Team.

Azouz Marzouk (Archivio L'Unione Sarda)
Azouz Marzouk (Archivio L'Unione Sarda)
Azouz Marzouk (Archivio L'Unione Sarda)

"Noi come Crime Analysts Team - spiega Petrillo - stiamo mettendo a punto tutta una serie di relazioni riguardo al caso di Erba. Un caso che secondo noi è stato trattato in maniera un po’ troppo superficiale. C’erano delle piste investigative alternative che potevano essere seguite a quelle di Rosa e Olindo. Il nostro genetista forense ha messo a punto in una relazione la presenza di 101 reperti da analizzare. Sottolineiamo ancora una volta che sulla scena del crimine non ci sono praticamente tracce di Rosa e di Olindo. La cosa lascia tutti perplessi".

La consulenza, firmata dal biologo forense Eugenio D’Orio, mette in risalto quelle che sarebbero le profonde lacune investigative. Gli esperti chiedono l’accesso ai 101 reperti per svolgere indagini genetiche, con l’intento di analizzare gli atti e con il fine di studiare la dinamica dei fatti perché "è impossibile che non esistano tracce biologiche degli autori del massacro", scrive in una nota D’Orio.

Per la Strage di Erba, ricordiamo, sono stati condannati all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nel mese di aprile scorso, Fabio Schembri, legale dei coniugi Romano-Bazzi, aveva depositato una denuncia agli uffici matricola delle carceri di Opera e Bollate contro la distruzione di alcuni reperti della scena del crimine, avvenuta nel mese di luglio scorso su disposizione dell’ufficio corpi di reato.

Secondo l’avvocato, in quei reperti c’era la chiave di volta per arrivare alla verità su quella terribile mattanza. Nel mese di settembre scorso, la procura generale di Milano ha respinto invece la richiesta presentata da Azouz per la revisione della sentenza di condanna a carico dei coniugi Romano-Bazzi. L’uomo, nel corso di alcune interviste rilasciate alla tv italiana, aveva messo in dubbio la colpevolezza dei coniugi Romano- Bazzi, condannati in via definitiva, facendo rivelazioni circa possibili nuovi scenari che avrebbero potuto dimostrare la loro completa estraneità al delitto.

Raffaella Castagna e il figlio Yousseff, entrambi uccisi nella strage (Archivio L'Unione Sarda)
Raffaella Castagna e il figlio Yousseff, entrambi uccisi nella strage (Archivio L'Unione Sarda)
Raffaella Castagna e il figlio Yousseff, entrambi uccisi nella strage (Archivio L'Unione Sarda)

Dottor D'Orio, è stata depositata una consulenza tecnica. Di cosa si tratta?

"La consulenza mette in risalto profonde lacune biologico-investigative. Infatti, all’epoca delle indagini, furono sequestrati centinaia e centinaia di reperti, ma solo pochi di essi furono fattivamente analizzati in laboratorio. I reperti analizzati all’epoca non hanno di fatto mostrato tracce di DNA di soggetti estranei alle vittime. Ciò è assolutamente anomalo. È impensabile che coloro che hanno commesso un pluriomicidio così efferato, con quelle modalità ben note, non abbiano lasciato alcuna traccia biologica. Semplicemente queste tracce - che certamente ci sono, vedasi il principio di Edmond Locard, accettato dalla comunità internazionale delle scienze forensi - non furono trovate".

Come mai?

"Per due motivi principali: all’epoca dei fatti, nel 2006, le tecnologie di ricerca sulle tracce genetiche non erano evolute come lo sono oggi, e poi perché molti reperti sono stati ritenuti 'non di interesse investigativo', quando in realtà lo erano. Si pensi, ad esempio, che gli abiti indossati da Frigerio, l’unico dei sopravvissuti, non furono analizzati. Eppure è chiaro e pacifico che, vista la modalità di aggressione, sui suoi vestiti ci sono certamente le tracce biologiche di colui/coloro che lo aggredirono e accoltellarono. Inoltre anche la modalità di ricerca tracce dai vestiti delle altre 4 vittime fu fatta in modo improprio. Il CT all’epoca nominato dal PM ha specificato che aveva cercato tracce 'a campione', il che vuol dire in modo aspecifico. Questo è un paradosso: le tracce vanno cercate con un preciso ordine logico e una precisa metodologia, non si possono condurre tali delicati accertamenti in modo sommario".

Quali sono gli scenari che potrebbero aprirsi?

"Se la Corte concederà questi accertamenti, si sarà certamente in grado di risalire alla verità dei fatti, stavolta indiscutibile, e che non lascerà spazio alcuno ad ulteriori dubbi. Le indagini per delitti così efferati vanno fatte in modo rigoroso, non sommario. Le tracce biologiche degli autori ci sono certamente. Ed è altrettanto certo che verranno rinvenute almeno in una parte dei reperti richiesti. L’assenza di queste tracce è inspiegabile scientificamente. È opportuno dunque utilizzare le moderne tecnologie per una idonea analisi dei fatti. Poi si valuteranno i risultati ottenuti. Non si può sapere, a priori, di chi sarà il DNA ritrovato. Abbiamo bisogno di condurre queste analisi per saperlo".

Quali sono ancora i dubbi in merito a questa storia?

"Si nutrono perplessità sulla colpevolezza dei Romano. Lo stesso Azouz Marzouk, che ha conferito l’incarico per svolgere le indagini, non crede alla loro colpevolezza. Effettivamente, come detto, il fortissimo dubbio è 'come possono i Romano, nella commissione dell’omicidio plurimo, non aver lasciato alcuna traccia di sé negli ambienti esaminati?'. Il fuoco appiccato, certamente, non ha cancellato tutto. Eccetto alcuni ambienti, epicentro delle fiamme, gli oggetti e i reperti in genere erano in un discreto stato di conservazione. E ciò trova già conferma nel ritrovamento del DNA delle vittime da alcuni dei reperti prima esaminati".

Perché Olindo e Rosa non sarebbero colpevoli?

"I consulenti di parte offesa non possono, né devono, formulare alcun giudizio sulla colpevolezza/innocenza dei Romano. Abbiamo svolto il nostro lavoro in maniera terza e imparziale. Unicamente attenendoci a dati scientifici e oggettivi. Si fa comunque fatica a credere che i due siano colpevoli; ne è conferma lo stesso Azouz che ha voluto e realizzato, tramite noi, queste indagini private. È bene tuttavia non confondere il nostro ruolo di parte offesa con la difesa. Noi abbiamo agito esclusivamente pro veritate, cioè per cercare di stabilire la verità e la dinamica dei fatti avvenuti. Non abbiamo alcun interesse, a differenza della difesa, nella tutela di soggetti specifici. Noi agiamo in modo autonomo, e assolutamente imparziale, terzo e oggettivo".

Cosa potrebbe esserci di importante in quei 101 reperti?

"In almeno buona parte di essi, ci sono con certezza assoluta le tracce dei responsabili della strage. È bene quindi che tali analisi vengano autorizzate. Questo fugherebbe tutti i dubbi e metterebbe la parola fine, stavolta veramente, sulla vicenda. La stessa Corte di Cassazione, con una importante pronuncia nel 2018, ha stabilito che è diritto delle parti avere accesso ai reperti per poter svolgere approfondimenti tecnici. Questo diritto è espressione e concretizzazione del principio del diritto alla difesa, nel caso degli imputati, ma anche diritto delle altre parti processuali, come la parte offesa, in questo caso. Inoltre la Corte stabilisce che gli accertamenti tecnici possono avere solo 'finalità esplorative', cioè non per forza essere volti a una revisione del processo. È, in altri termini, sufficiente che gli accertamenti siano volti alla ricerca della verità, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 327-bis c.p.p.".

Angelo Barraco
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