Dopo 28 anni è stata riaperta l'inchiesta sull'omicidio del magistrato Antonino Scopelliti, sostituto procuratore della Cassazione ucciso a Piale, frazione di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), la sera del 9 agosto 1991.

È emersa una nuova pista, dopo le rivelazioni di un pentito, il catanese Maurizio Avola, che ha parlato di rapporti fra il boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro ed esponenti della 'ndrangheta.

Sono 17 gli indagati nel fascicolo dell'indagine condotta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.

Tra questi anche il superboss Messina Denaro, latitante dal 1993.

Secondo le ipotesi degli inquirenti, a Piale avrebbe operato un commando misto, composto da esponenti di entrambe le mafie.

Le due organizzazioni avrebbero fatto un patto nel 1991 per eliminare il sostituto procuratore generale che doveva rappresentare l'accusa nel primo maxiprocesso alla mafia.

L'anno scorso è stato ritrovato nel catanese il fucile calibro 12 dell'agguato, come aveva rivelato in occasione della commemorazione per il 27esimo anniversario dell'uccisione di Scopelliti il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri.

Nella sua carriera Scopelliti si è occupato di importanti inchieste, tra cui quella relativa alla strage di piazza Fontana del 1969.

Nell'agosto del 1991 era tornato in Calabria per le vacanze.

Stava rientrando a casa, senza scorta, dopo una giornata al mare quando i suoi assassini, almeno due persone a bordo di una moto, poco prima del rettilineo che immette nell'abitato di Campo Calabro, suo paese natale, gli spararono.

Due colpi lo raggiunsero alla testa e morì sul colpo.

(Unioneonline/F)
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