Sono passati quasi sei mesi dal lockdown e la scuola sarda riparte tra mille incertezze. Stasera a Sassari un'altra manifestazione sull'argomento, organizzata in Piazza Castello dall'associazione sassarese Sa Domo de Totus. Si è svolto anche un dibattito. Ha introdotto Francesca Solinas, studentessa liceale e attivista di Sa Domo.

"Sono mancati gli interventi sui trasporti - ha affermato - e in sei mesi di distanziamento è mancata la ricerca di spazi alternativi". Il portavoce dei Cobas Sardegna, Nicola Giua, ha dichiarato che "la situazione in Sardegna è insostenibile, perché non c'è alcuna tutela della salute del personale della scuola e non è stata apportata alcuna riduzione del numero di alunni per classe e significative assunzioni del personale docente e ATA. A tutt'oggi - ha concluso - gli organi sono rimasti quelli pre Covid".

Andrea Faedda del coordinamento docenti precari ha invece riportato l'attenzione sulla lotta dei precari sardi chiedendo "il pieno riconoscimento dei diritti e del servizio prestato e il ritiro della call veloce che metterebbe in seria sofferenza la scuola sarda". Andrea Zoccheddu, Rsu dell'Iti Angioy, ha infine ammonito: "No ai banchi a rotelle, dimezzamento degli alunni per classe, recupero spazi utili non utilizzati in tutto il territorio regionale".
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