Ancora nessuna traccia di Giuseppe Mastini, l'ergastolano conosciuto come "Johnny lo Zingaro" evaso da oltre 48 dal carcere di massima sicurezza di Bancali.

Nella ricerca del sessantenne, che non è tornato dopo un permesso premio, sono impegnate già da sabato scorso tutte le forze dell'ordine. Da quando il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha segnalato il suo mancato rientro dalla casa famiglia "Don Giovanni Muntoni", gestita dai salesiani, fissato per le 12.20 di sabato 5 settembre. Si cerca di chiudere le possibili vie di fuga dall'Isola, mobilitando oltre alla Questura le stazioni dei carabinieri dove si trovano i principali porti e aeroporti del Nord Sardegna e la Polizia di frontiera.

Lo "zingaro", il cui soprannome è legato alle sue origini sinti, era rinchiuso da luglio del 2017 nel carcere sassarese, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno di quell'anno dal penitenziario di Fasano, in provincia di Cuneo. Anche in quella circostanza era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto più rientro.

UNA STORIA DI OMICIDI - Mastini ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Era stato coinvolto anche nell'inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma. La sua prima evasione risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l'omicidio della guardia giurata Michele Giraldi e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Fu catturato due anni dopo. È considerato socialmente pericoloso.

RECIDIVO - E' la terza volta che lo "Zingaro" evade approfittando di un permesso premio, e il Guardasigilli ora vuole vederci chiaro.

Alfonso Bonafede ha delegato l'ispettorato generale del ministero della Giustizia a svolgere accertamenti preliminari sull'evasione del detenuto. L'intento è verificare la correttezza dell'iter seguito dal Tribunale di sorveglianza di Sassari nella concessione del permesso premio nei confronti del detenuto.

"Ho attivato immediatamente l'ispettorato. Quella è una decisione presa dal tribunale di sorveglianza. Ho ritenuto che ci fossero i presupposti, vista la gravità del fatto, per verificare quello che è accaduto con la giusta attenzione", ha dichiarato il ministro della Giustizia.

(Unioneonline/L)
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