Più della metà dei contagiati di tutta l'Isola, quattro volte il numero registrato nella Città Metropolitana di Cagliari. Con i suoi 500 malati di Coronavirus Sassari è diventata un caso. Il Covid-19 ha invaso gli ospedali, il Santissima Annunziata soprattutto, e le case di riposo per gli anziani: Casa Serena, di proprietà del Comune, e la Rsa privata San Nicola. E se la diffusione del virus sembra rallentare, quello che è accaduto a pazienti, medici e infermieri, agli Oss e alle donne delle imprese di pulizie meritano un approfondimento con il sindaco della città, Nanni Campus, oltre a quello già in corso per opera della Procura della Repubblica.

Sindaco, lei è anche medico, è stato direttore del dipartimento di Medicina, cosa è successo negli ospedali?

«Per ora possiamo avere solo delle idee. Certo, aver avuto un focolaio in una struttura sanitaria, dove per necessità si concentra un gran numero di persone deboli, ha portato a una maggiore espansione del virus. C'è da dire che la situazione generale della sanità a Sassari non ci ha aiutato».

In che senso?

«Noi abbiamo una struttura in cui si concentrano tutte le attività ospedaliere. Se Cagliari ha potuto suddividerle in vari plessi ospedalieri e concentrare tutti i Covid al Santissima Trinità, a Sassari si è dovuto far riferimento a un unico Pronto soccorso, così come a un'unica Cardiologia, Chirurgia, e così via. È stato tutto più difficile».

Quindi secondo lei non ci sono responsabilità specifiche?

«Sì, ci sono, ma sono, per così dire, di sistema, che va rivisto alla luce di questa esperienza. Indubbiamente il coronavirus ha colto tutti impreparati, per quanto riguarda i presìdi e perché non si è potuto fare uno screening in tempi rapidi. Ma, ripeto, è stato il sistema che non ha funzionato, non vedo responsabilità individuali».

E nelle case di riposo?

«Stessa situazione. Avere 170 ospiti senza personale sanitario, ma solo Oss e infermieri per distribuire le terapie è indubbiamente un rischio. Ecco un'altra falla nel sistema: le coop che gestiscono queste strutture per anziani erano completamente impreparate a una eventualità del genere».

Tornando alla Sanità, la Aou di Sassari è stata commissariata. Lei ha difeso l'operato dell'ex direttore Nicolò Orrù, e avrebbe preferito una soluzione interna.

«Non conosco i retroscena politici di questa nomina. Ho però detto che aver lasciato per tantissimi mesi la Aou di Sassari con un direttore facente funzioni ci ha trovato più deboli quando ci siamo trovati di fronte questa crisi. E allora sarebbe stato meglio, con l'emergenza in corso, mettere al vertice una persona che potesse essere immediatamente operativa. Ho la massima stima nel direttore Giovanni Soro, non si tratta di una questione personale».

Puntare su una struttura privata, il Policlinico Sassarese, è stato giusto?

«Certo... anzi l'ho chiesto da subito. Così come andavano coinvolte tutte le strutture del territorio. Il Policlinico, anche per la sua posizione, poteva essere il nostro Santissima Trinità. Ci siamo arrivati tardi».

Come vede lo scontro tra rettore e direttori di dipartimento? Sassari paga le diatribe in vista delle elezioni per il capo dell'Ateneo?

«È sempre successo che la campagna elettorale si accenda qualche mese prima. Ma è indubbio che è una cosa che non può non interessare la città. Per Sassari l'Università è uno dei pilastri, e il suo futuro è direttamente proporzionato alla valenza di chi la guida. Seguo quello che sta accadendo come sindaco, come ex direttore di dipartimento ma anche come cittadino».

Tifa qualcuno?

«Sicuramente, anche se non posso votare. Ma tiferò perché ci sia un rettore che dia garanzie dal punto di vista scientifico e culturale e abbia un peso specifico nella comunità nazionale. Noi potremo competere con le altre Università se ai vertici avremo persone professionalmente competitive nel loro campo».

Per chiudere, ha notizie del nuovo ospedale sassarese? Era stato anche presentato un progetto.

«È tutto fermo, compreso il nuovo Materno infantile che doveva sorgere accanto al Civile. Mi dicono per problemi di autorizzazioni regionali e sono ferme anche le interlocuzioni. Non so cosa succederà dopo questa emergenza, ma certo ci insegnerà come realizzare il nuovo ospedale. E forse qualche progetto andrà rivisto».

Franco Ferrandu

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