Il petrolio partiva dal Medioriente, attraversava i territori devastati dal jihad dell'Isis, solcava il Mar Mediterraneo e approdava sulle coste di Sarroch, dove si trova la Saras: la raffineria tra le più grandi d'Europa di proprietà della famiglia Moratti. Per l'acquisto di petrolio non commercializzabile (perché non venduto attraverso i canali regolari: c'era una guerra in corso), venivano sborsate centinaia di milioni di euro per comprare altrettante tonnellate di greggio a prezzi di saldo. Il denaro intascato veniva utilizzato dai venditori per finanziare la guerra in corso tra l'Isoa, i curdo e il governo legittimo di Baghdad.

È il quadro descritto dai pubblici ministeri Danilo Tronci e Guido Pani nell'inchiesta per riciclaggio, falso e reati fiscali che vede sotto accusa i vertici aziendali (Franco Balsamo e Marco Schiavetti) e per finanziamento terroristico le sole società di trading internazionale che facevano da tramite per la compravendita. L'indagine è sfociata in una serie di controlli e verifiche eseguite nelle sedi societarie a Milano e Sarroch. La Guardia di Finanza ha sequestrato 18 quintali di documenti: l'obiettivo è ricostruire il viaggio del petrolio dall'Est. Il greggio secondo le ipotesi arriverebbe dall'Iraq, senza essere però gestito dal competente ente nazionale, e sarebbe passato per la Turchia. Gli anni di riferimento sono quelli tra il 2015 e il 2017. Il possibile finanziamento all'Isis risale a pochi mesi del solo 2015. Le bolle esaminate dagli investigatori nel 2016 non sono state ritenute attendibili e le indagini sono state approfondite. Quell'anno decine di navi erano approdate a Sarroch con un carico movimentato dalla società britannica Petraco Oil Company, che aveva acquistato il carico da una compagnia delle Isole Vergini (per i pm sono la stessa compagine) la quale a sua volta aveva eseguito la compravendita in Turchia. Dove il prodotto era arrivato dopo essere partito dall'Iraq. Dalla Saras sarebbero partiti miliardi verso la Petraco, una parte definita minima era poi transitata in Turchia. E il resto? Ci sarebbero 4 miliardi passati dalla Petraco al governo federale curdo. Ma i pozzi poi erano passati sotto il controllo dell'Isis e erano risultati altri miliardi di dollari in ingresso in quella zona del mondo senza che si indicasse il beneficiario.

Della vicenda alcuni anni fa si era occupata la trasmissione Report ma la Saras aveva smentito alcun coinvolgimento in compravendite di natura oscura. Ma l'inchiesta era stata avviata ancora prima.

LA NOTA DELLA SARAS - In una nota, l'azienda fa riferimento proprio all'inchiesta del Tribunale di Cagliari, "rispetto alla quale - si legge - siamo a disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal Gruppo".
© Riproduzione riservata