A Gonnosfanadiga è stata certificata la presenza di galline prataiole e urge intervenire a loro tutela. La Compagnia Barracellare ha inviato una nota, sottoscritta dal Capitano Giampiero Fosci, al comandante della locale stazione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, che - sulla base dei ripetuti avvistamenti dell'animale in zone limitrofe alla località Spadula - chiede di "avviare la pratica per la tutela della rara specie" e annuncia che "i proprietari, per la salvaguardia della specie, sono disposti ad accettare l'imposizione del divieto di caccia sui propri terreni".

La specie è considerata a rischio "minaccia prossima all'estinzione", tanto che già la legge regionale 23 del 1998 ne vieta l'uccisione, la cattura e il disturbo. Nonostante il nome induca a pensare a un comune volatile da cortile, la gallina prataiola appartiene in realtà alla famiglia delle otarde, ed è un uccello terrestre di medie dimensioni, paragonabile per taglia a un fagiano.

In Sardegna il numero di esemplari stimato è di 1500-2000 individui, ma sono numeri datati e si presume la popolazione si sia ulteriormente ridotta per la sparizione graduale degli habitat a sua disposizione: si capisce bene l'importanza di attivare ogni misura a tutela della specie anche per la piccola colonia di Gonnosfanadiga.

La presenza del volatile nella zona di Spadula era già stata segnalata due anni fa, in alcune osservazioni presentate contro la realizzazione del progetto di centrale termodinamica, dai comitati Terra che ci appartiene di Gonnosfanadiga e No Megacentrale di Guspini, attenti alla salvaguardia paesaggistica e ambientale del territorio.

Nella zona di cui si chiede l'interdizione alla caccia si trova anche il Tempio a megaron, struttura megalitica del periodo nuragico risalente al XII-IX secolo a.C.: un contesto archeologico di assoluta importanza e sottoposto a vincolo, ancorché circondato dall'indifferenza.
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