Attirata in Gallura con la prospettiva di un lavoro stagionale e invece chiusa in casa, narcotizzata e violentata in più occasioni nell'arco di un mese e mezzo sin quando a salvarla è arrivato il suo ex ragazzo. È accaduto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, tra l'aprile e il giugno del 2018 a una donna cagliaritana di 39 anni che oggi si costituirà parte civile davanti al giudice delle udienze preliminari di Tempio: la sequela di abusi, la segregazione e le ferite delle quali sarebbe stata vittima sono avvenute infatti a Golfo Aranci, come da lei stessa spiegato davanti ai carabinieri che hanno svolto le indagini (di Cagliari, Golfo Aranci, Santu Lussurgiu e Sassari) e, in seguito, ribadito al gip nel corso dell'incidente probatorio che ha cristallizzato la sua testimonianza. L'uomo sotto accusa si chiama Luigi Morlè e ha 32 anni: deve rispondere di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona, lesioni personali aggravate.

Salute mentale

Quei 49 giorni da incubo non hanno lasciato solo strascichi fisici. Dal settembre 2019 la vittima è in cura al Centro di salute mentale di Cagliari, dove le è stato diagnosticato un «disturbo post traumatico da stress» che potrebbe diventare «cronico». La situazione è peggiorata nel marzo 2019: rifiuta «le relazioni affettive», prova «nausea e terrore» perché rivive «l'esperienza legata alla violenza», ha un senso di «evitamento, di vergogna, di paura e di colpa». Un «circuito che si rivela deleterio per il suo funzionamento mentale».

La scusa del lavoro

La trafila degli avvenimenti in base alle contestazioni è la seguente. La donna conosce Morlè sui social e dopo qualche settimana di chiacchierate riceve una proposta: andare a Golfo Aranci per lavorare assieme a lui in un ristorante della zona. Lei è disoccupata, dunque quel posto in vista dell'estate le è utile, e per l'alloggio non ci sono problemi: la ospiterebbe il suo nuovo amico. Così la 38enne decide di accettare l'offerta. Ma quando arriva scopre - così sostiene - una realtà diversa. Nessun lavoro, nessuna possibilità di uscire da quella casa se non in compagnia di Morlè.

Il resoconto

Il sistema di circuizione passa attraverso i cappuccini: l'uomo gliene offre diversi «durante la giornata», scrivono gli inquirenti, non senza aggiungere «sostanze sonnifere» per «limitare e annullare la capacità di vigilanza» della donna così da poterne «abusare sessualmente senza il suo consenso». In diverse occasioni la vittima dopo aver bevuto «si addormenta e si risveglia a letto nuda». In particolare ricorda i rapporti del 2, del 3 e del 4 giugno 2018 «consumati in uno stato di semi coscienza» dopo essere stata «stesa sul letto» e «nonostante le richieste di interrompere» per il «dolore che provava». Nel resto del tempo lei è costretta a stare a casa. L'imputato quando esce per andare al lavoro «la chiude a chiave all'interno, impedendole di allontanarsi, e la lascia senza denaro». Sino a quando lei riesce a contattare il suo ex ragazzo, che si fionda a Golfo Aranci e la riporta a casa. Oggi davanti al gup l'udienza preliminare. La vittima ha nominato l'avvocato Diego Mastromarino.

Andrea Manunza

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