"Non sono Mussolini e l'accostamento della mia persona a Mussolini è diffamatorio". È una delle frasi che Matteo Salvini ha pronunciato questa mattina a Cagliari nel corso del processo che lo vede parte offesa per una frase su Facebook pubblicata da un attivista sardo.

"L'accostamento a piazzale Loreto e ai gerarchi fascisti - ha detto ancora il leader del Carroccio ascoltato in qualità di testimone - io l'ho percepito come una minaccia. Non sono un gerarca fascista ed essere trattato alla stregua è una lesione della mia immagine. Qualsiasi ideologia politica si presta ad una critica ma - ha chiarito - ricordare piazzale Loreto, citarlo da esempio, per me va oltre la critica politica".

Imputato è il 37enne Mauro Aresu, che deve rispondere, difeso dall'avvocato Marcella Cabras, di diffamazione, istigazione a delinquere e minacce.

"Non ho mai risposto alle offese - ha detto inoltre Salvini - nella mia attività politica sono abituato alla critica e anche all'insulto. Ma quando a mio avviso si travalica l'insulto e si arriva a quella che io percepisco come minaccia, allora segnalo a chi di competenza se quello è un diritto di critica o se è qualcosa di più grave. L'ho fatto cinque volte".

Rispondendo poi al legale di parte civile, Claudia Eccher, l'ex ministro dell'Interno ha ricordato che quella volta a Cagliari la manifestazione venne svolta al chiuso in Fiera, proprio per questioni legate al rischio di contestazioni. "Come avvenuto anche in altre occasioni - ha concluso Salvini - sono disponibile a chiudere questa vicenda con le scuse pubbliche e una donazione a un ente benefico di Cagliari".

Il processo è stato aggiornato al 26 aprile, quel giorno sarà sentito il parlamentare leghista Eugenio Zoffili.

LA DIFESA - Intanto l'avvocato Cabras ha già anticipato all'agenzia Dire: "Non ci sarà nessuna scusa, visto che il procedimento nei confronti del mio assistito rimane in piedi nella parte che riguarda l'istigazione a delinquere. In ogni caso, riteniamo che il post 'incriminato' rientri nell'esercizio del diritto di dissenso".

"Anche se si rimettessero le querele per diffamazione e minaccia - ha spiegato -, il processo rimarrebbe comunque in piedi per istigazione a delinquere. La nostra linea difensiva rimarca il diritto di manifestare il proprio pensiero, anche con le parole utilizzate da Aresu, che non hanno niente di personale, ma si riferiscono ad accadimenti storici. Nessun attacco personale alla persona di Matteo Salvini, ma alla sua ideologia".

(Unioneonline/s.s.)
© Riproduzione riservata