"Non vogliamo risarcimenti economici, ma giustizia. Continueremo la nostra battaglia".

E' quanto scrivono in una lettera le associazioni 140 e Familiari-Vittime Moby Prince Onlus a pochi giorni dal rigetto da parte della sezione civile del Tribunale di Firenze per la causa risarcitoria promossa contro lo Stato per la morte a bordo del traghetto andato a fuoco 29 anni fa, il 10 aprile 1991, dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno.

"Ciò che ci ha spinto a promuovere la causa civile - si legge in una lettera firmata dai presidenti Loris Rispoli e Luchino Chessa - dopo il deposito della relazione conclusiva da parte della Commissione Parlamentare di inchiesta, non è stata l'intenzione di ottenere un risarcimento dei danni, ma quella di ottenere, finalmente, il riconoscimento in una sede giudiziaria delle gravissime responsabilità".

"In questi lunghi anni noi familiari delle vittime abbiamo sostenuto una lunga, dolorosa ed estenuante battaglia nelle aule giudiziarie, nel tentativo e con la speranza che le inchieste della magistratura potessero accertare quanto accaduto quella terribile notte e individuare e condannare i responsabili di quella strage. Abbiamo fatto tutto quanto nelle nostre possibilità, anche per non disperdere la memoria di quel tragico evento - scrivono ancora - Abbiamo fatto tutto questo e continueremo a farlo, non certo per ottenere un risarcimento materiale dei danni, ma solo perché la mancanza di giustizia è per noi intollerabile ed inaccettabile".

(Unioneonline/D)
© Riproduzione riservata