La prima volta era aprile. La ragazza aveva raggiunto il docente per consegnargli i compiti richiesti e lui l'aveva bloccata, tenuta ferma sul banco e violentata. Così era avvenuto in altre due occasioni, a maggio e giugno.

Era il 2017. Tre anni dopo l'imputato è stato rinviato a giudizio e il processo a suo carico per abusi sessuali è in programma nell'aula della prima sezione penale davanti al pubblico ministero Gaetano Porcu, all'avvocata di parte civile Rita Dedola e al difensore Luigi Porcella. Il Tribunale ha fissato il primo giugno come data di inizio del dibattimento.

La denuncia

Sotto accusa si trova un insegnante di disegno e storia dell'arte del liceo Alberti del quale non pubblichiamo il nome per evitare si risalga all'identità della vittima, che all'epoca dei fatti aveva 16 anni. L'uomo nega, sostiene che il racconto della minorenne sia totalmente inventato e legato forse al non buon rapporto con lei, visto il suo andamento scolastico in quel periodo. D'altro canto la ricostruzione investigativa è precisa ed è basata sulla versione della studentessa, messa per iscritto in una denuncia depositata qualche mese dopo i fatti e cristallizzata nell'incidente probatorio chiesto dalla Procura e svoltosi davanti al giudice delle indagini preliminari.

I tre episodi

I due mesi infernali cominciano nell'aprile 2017, in una data che la vittima sostiene di non ricordare. In quella occasione l'uomo, secondo gli inquirenti, tenendole la bocca chiusa con una mano la costringe a subire un rapporto completo minacciando di rivolgere le sue attenzioni su un'altra ragazza a lei molto vicina nel caso si scopra quanto sta per accadere. Un mese dopo la scena si ripete, sostanzialmente identica. Il 10 giugno, in questo caso la ragazza ha memoria del giorno esatto, la terza violenza. Uguale alle precedenti. Dopo qualche mese la ragazza ne parla a un'amica, ma nel frattempo il padre già ha cominciato a farla seguire da un investigatore privato perché in lei nota alcune stranezze. Non va molto bene a scuola (e infatti la sgrida) e riceve molti regali, a volte costosi, dal suo fidanzato. Così scopre che la figlia progetta di scappare. E la minorenne a quel punto rivela le violenze.

La difesa del docente

Il docente nega, sostiene sia tutto inventato forse perché lui riprendeva spesso in classe la ragazza: non studiava, non faceva i compiti, era a rischio bocciatura. Il terzo episodio tra l'altro in base alla versione della vittima era accaduto in un'aula senza chiavi (dunque poteva entrare chiunque), vicina alla postazione dei bidelli e ai bagni. Una zona di passaggio. Era l'ultimo giorno di scuola e subito dopo la studentessa era andata al mare con gli amici. «Sono innocente» ha ripetuto più volte l'imputato. Al Tribunale il compito di accertare la verità.

Andrea Manunza

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