Sette anni dopo il fallimento del Policlinico Città di Quartu tornano protagonisti delle cronache giudiziarie gli imprenditori coinvolti, in qualche misura, in quel fallimento da 13 milioni di euro.

L'ospedaletto era fallito nel 2010 e l'inchiesta che ne era derivata per bancarotta fraudolenta per distrazione di beni e risorse della società era sfociata nell'aprile 2017 in sette condanne in primo grado tra cui quella inflitta all'imprenditore 64enne Carlo Uda di Seneghe (3 anni e 4 mesi). L'ex amministratore unico della società Antonio Macciotta, arrestato a Roma nel 2013, aveva patteggiato 3 anni.

Questa mattina gli uomini del Nucleo della Guardia di Finanza di Cagliari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gup Gabriella Muscas su richiesta del pm Giangiacomo Pilia e arrestato nuovamente Uda, al quale gli inquirenti contestano la bancarotta di cinque società per un ammontare complessivo di circa 155 milioni di euro. Il crac più oneroso nella storia dell'Isola, superiore anche a quello delle società Epolis (che editava il Giornale di Sardegna) e PubliEpolis (concessionaria di pubblicità), fermatosi a 130 milioni.

Cinque le società coinvolte nell'inchiesta: Icnos, Laura immobiliare srl, Santa Chiara resort, GipFin, Sant'Elia di Nuxis srl.

Con Uda è finito in carcere anche il suo socio in affari Roberto Paoni, mentre sono stati mandati ai domiciliari Paolo Pomata e Isabella Ongarelli, ritenuti amministratori delle aziende. Macciotta in questo caso è semplice indagato assieme ad altre quattro persone.

Della Icnos spa, impresa edile costituita nel maggio del 2000 e a sua volta fallita nel 2014, Uda e il suo presunto prestanome Paoni erano stati amministratori; i rapporti di affari tra Uda e Macciotta erano già emersi anche nelle società Laura Immobiliare, Santa Chiara Resort e Sant'Elia di Nuxis.

Secondo militari delle Fiamme gialle e inquirenti era stato studiato un complicato giro di denaro attraverso acquisizioni societarie e passaggi di somme milionarie da una società all'altra per svuotarne una e finanziarne altre in un circolo vizioso che alla lunga portava all'implosione finanziaria. E al fallimento.

I nomi degli altri indagati: Riccardo Peracca, Margherita Collu, Lucia Cauli, Antonello Melis, Giovanna Perrotti. Tutti sono ritenuti prestanome di Uda, che pare non comparisse mai negli organi societari: condannato in primo grado per bancarotta a 3 anni e 4 mesi, non poteva ricoprire cariche.

I dieci sotto accusa rispondono di bancarotta fraudolenta.
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