Il forziere dei Paradise Papers è blindato in una viuzza stretta e irraggiungibile nel cuore de La Valletta, capitale economica e non solo dello Stato di Malta. Transito vietato. Per raggiungere il numero 18 di South Street devi affidarti alla pedovia e alla fortuna. In questo scoglio in mezzo al mare, seicento km da Cagliari, non amano i ficcanaso, nemmeno se negli scrigni segreti del paradiso fiscale sono nascosti gli affari del Caronte di Stato, colui o coloro che gestiscono a suon di milioni pubblici i collegamenti via mare da e per la Sardegna.

Carte segrete

Eppure in questo paradiso fiscale, 76 volte più piccolo dell'Isola dei Nuraghi, il «corporate registry» delle carte segrete ha nomi in codice e società fotocopia che riconducono direttamente a quel fiume di denaro che copiosamente da anni si riversa nelle casse private della famiglia Onorato, proprietaria storica della Moby e di fatto della Tirrenia. Nessuno avrebbe mai pensato che durante una delicatissima procedura di concordato preventivo dinanzi al Tribunale di Milano, sia per Moby che per Tirrenia - Cin, si potessero fare azzardi finanziari e vendite oltre Tirreno, con il chiaro intento di fare cassa, facendo finire gli eventuali guadagni nei caveau dei paradisi dorati del fisco maltese.

Rumors Usa-Vietnam

L'allarme in mezzo mondo, dagli obbligazionisti americani a quelli di casa, scatta durante la notte in Italia. I rumors segnalano la messa in vendita da parte di Onorato di altre due navi, una con l'effige Tirrenia, l'altra Moby. A lanciare la vendita è Gerhard Benisek, un broker internazionale con sede a Hung Vuong, in Vietnam. La sua società, la Ship Broker, con oltre 1500 navi in vendita in tutto il mondo, non fa in tempo a caricare le due nuove offerte che il mondo finanziario è subito in allerta. Il titolo della proposta è a caratteri cubitali: vendesi due navi passeggeri, 1981 e 2001, costruite in Italia.

Vendesi Bithia e Dada

A differenza del consueto silenzio sui proprietari delle navi questa volta la galleria fotografica non lascia margini di investigazione. Sul mercato ci sono due traghetti ben noti alla Sardegna. Uno tre volte alla settimana impegnato a scaricare fumi neri nel cuore di Cagliari e l'altro in carico alle rotte del nord Sardegna. Due mesi fa era stata la volta dell'offerta di vendita negli Stati Uniti della Moby Aki e della Sharden, oggi in Vietnam il cartello vendesi è per la Moby Dada e per la Bithia Tirrenia. L'annuncio vietnamita è successivo alla richiesta di uno slittamento di sessanta giorni per la presentazione della proposta di concordato da parte di Onorato al Tribunale fallimentare di Milano. L'operazione di vendita questa volta, però, ha risvolti di ben altra natura. In ballo ci sono conti esteri e paradisi fiscali. I canali informativi internazionali non lasciano niente al caso.

La rotta straniera

Da controllare c'è ogni singolo movimento finanziario. In gioco ci sono debiti per ben ottocento milioni di euro, quasi il doppio rispetto a quanto calcolato da una recente perizia sulla flotta del gruppo Onorato. La preoccupazione, mai dismessa, è che il possibile guadagno dalla vendita delle navi possa venir meno al recupero dei crediti da parte di banche e "scommettitori" del bond da 300 milioni nella borsa lussemburghese. I magistrati del Tribunale milanese hanno messo sotto controllo tutto il patrimonio delle due compagnie. Il Collegio era stato perentorio nel decreto di ammissione al concordato: nessuna operazione può essere compiuta oltre l'ordinario. In pratica Moby e Tirrenia possono comprare tutt'al più il carburante per le navi e poco più. Per il resto tutto sotto l'egida del Tribunale e dei commissari. Vendere navi non rientra, o non dovrebbe rientrare, dunque, in quelle fasi ordinarie di una procedura di concordato. E' qui che la vicenda della vendita in Vietnam scoperchia inavvertitamente il capitolo nascosto dei paradisi fiscali.

Titti e Gatto Silvestro

La Moby Dada non è un traghetto qualunque. Balzata agli onori delle cronache per i tanti black out in mezzo al mare da e per la Sardegna, negli anni del referendum indipendentista a Barcellona era riuscita persino a conquistare le prime pagine di tutti i quotidiani spagnoli. Onorato non ci aveva pensato due volte. Quando era stata ventilata l'ipotesi di poter noleggiare la nave al governo spagnolo per far soggiornare in Catalogna un vero e proprio esercito di mille poliziotti per reprimere le proteste indipendentiste il patron di Mascalzone Latino si buttò a capofitto. Si era, però, dimenticato di spiegare al governo spagnolo che gli uomini duri della Guardia Civile avrebbero dovuto soggiornare in una nave decorata dall'uccellino Titti e da Gatto Silvestro. L'arrivo in Spagna del traghetto scatenò la più infernale ironia. Dovette scendere in campo persino la Warner Bros che fece oscurare l'immagine di Titti per non turbare i bambini davanti a tanta violenza. I documenti che pubblichiamo, però, non faranno divertire coloro che hanno "prestato" 800 milioni di euro alla compagnia napoletana con sede a Milano. La Moby Dada è, infatti, in vendita ma i soldi di una sua eventuale cessione non arriveranno mai in Italia. L'imbarcazione, infatti, fa parte di un'operazione che nel 2016 è stata messa a segno con l'acquisizione in Russia di una compagnia di navigazione con all'attivo due navi, la "Princess Maria" e la "Princess Anastasia". La Principessa Maria è stata subito portata in Italia, con cambio nome, un semplice Moby Dada, e rotte da e per la Sardegna, attualmente Cagliari - Civitavecchia. La Principessa Anastasia, invece, rimase in Russia con tanto di accordo con la SPL, la San Peter line, per svolgere crociere nel Baltico. L'iniziativa naufragò miseramente con la nave finita in una spiaggia per un blocco ai motori che le autorità locali attribuirono ad una miscela vietata di carburanti. Sequestro della nave.

Principesse in Paradiso

La Moby Dada, però, è in Italia ma risulta di proprietà di una società maltese, la Princess Maria Ltd. Il certificato assicurativo che pubblichiamo non lascia adito a dubbi: proprietà straniera. La compagine è variegata e arriva sino a Cipro, altro paradiso fiscale, con la Cruise and Ferry Investment Holding Limited. La sede è nello scrigno blindato de La Valletta, al numero 18 della South street. Nella stessa sede anche la Moby SPL Limited, con a capo i fratelli Achille e Alessandro Onorato, figli di Vincenzo. Con loro una caterva di cognomi russi e non solo. Ora, se mai riusciranno a vendere la nave di Titti e Gatto Silvestro, quei soldi potrebbero restare in un paradiso fiscale alla faccia del Tribunale fallimentare e dei creditori di Moby e Tirrenia. Insomma, alta finanza, nei mari della Sardegna e nei paradisi fiscali di mezzo mondo.

Mauro Pili
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