È di un brigadiere della stazione di San Bartolomeo l'auto data alle fiamme nella notte tra mercoledì e ieri in via del Pozzetto. E se i vigili del fuoco, intervenuti per domare il rogo, non hanno trovato segni evidenti di un'azione dolosa, per i carabinieri della compagnia che stanno indagando sull'episodio quanto successo sarebbe un atto intimidatorio. Il brigadiere preso di mira è da anni in prima linea nelle operazioni antidroga effettuate nel vicino quartiere di Sant'Elia. Proprio nei giorni scorsi, insieme ai colleghi della stazione, sono stati quattro gli arresti effettuati per spaccio nei palazzoni del rione. C'è un collegamento tra gli ultimi fermi e l'incendio dell'auto? Oppure bisogna andare indietro nel tempo e associare l'attentato incendiario con qualche altra operazione a cui ha partecipato anche il brigadiere? Gli investigatori della compagnia, coordinati dal comandante Emanuele Macrì sotto la supervisione della Procura immediatamente avvisata del grave episodio, stanno seguendo tutte le piste possibili senza trascurare niente.

Il raid

L'incendio è divampato in piena notte. Sono stati gli abitanti della zona a segnalare subito il rogo al 115. I vigili del fuoco, arrivati dalla caserma di viale Marconi, hanno spento le fiamme che avevano avvolto completamente la Hyundai Santa Fe del carabiniere, raggiungendo anche un'auto parcheggiata accanto e che ha riportato dei danni. Subito dopo si è risaliti al proprietario che in un primo momento non si era accorto di niente. Sul posto anche gli agenti della Squadra volante: appena si è saputo che l'auto era di un militare della stazione di San Bartolomeo, le indagini sono passate ai carabinieri. Una prima informativa, con i pochi elementi raccolti, è stata già inviata al pm di turno, Rita Cariello. Perché nonostante non siano stati trovati segni o tracce evidenti di dolo, sembra chiaro che si sia trattato di un pesante avvertimento indirizzato al brigadiere.

I Ris

Immediato l'avvio anche delle indagini tecniche con l'intervento dei Ris. La speranza poi è riposta in qualche telecamera presente nella via. I sistemi di videosorveglianza potrebbero aver ripreso la vettura usata dagli attentatori per raggiungere la zona, oppure aver immortalato i malviventi in arrivo a piedi. Nessuno, dopo i primi accertamenti, avrebbe notato nulla di utile alle indagini. Pur non avendo elementi certi, gli stessi carabinieri sono ritengono verosimile che si sia trattato di un attentato legato all'attività investigativa del militare.

Le ultime indagini

Per questo si analizzeranno tutte le minacce, come avviene per molti rappresentati delle forze dell'ordine, ricevute dal brigadiere durante gli innumerevoli arresti - soprattutto per droga - portati a termine in tanti anni in particolar modo a Sant'Elia. Ma non si escludono anche altre attività investigative svolte dal carabiniere. Recentemente ha partecipato, insieme a diversi colleghi della stazione, a una grossa inchiesta antidroga condotta dai carabinieri del Ros con l'esecuzione, lo scorso luglio, di 33 misure cautelari. Nelle ultime settimane la stazione di San Bartolomeo ha effettuato numerosi arresti, sempre per spaccio, e anche su questi si soffermeranno le indagini degli inquirenti. Intanto il brigadiere ha subito avuto la vicinanza e il sostegno da parte di tutta l'Arma, dal comando Legione a quello provinciale, e dei colleghi della compagnia e della stazione di San Bartolomeo.

Matteo Vercelli

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