Distanti ma non lontani e salutisti perché non fumano. Il che significa, per le pattuglie a piedi della Polizia locale che vanno avanti e indietro sull'arenile del Poetto, che il blocchetto delle multe rimane nel borsello.

La grande spiaggia di Cagliari post Covid-19, che poi tanto post non è, considerati i numeri poco confortanti dei contagi in Italia, vive senza fuochi d'artificio: meno gente, meno vicina (gruppi di giovani a parte, come sempre), con la mascherina su naso e bocca nei chioschi-bar-ristoranti. E addirittura si può trovare un parcheggio senza dannarsi l'anima perfino nel weekend prima di Ferragosto.

I gestori di stabilimenti balneari fissi e amovibili prendono quel che viene: pochi i clienti che comprano il biglietto per un giorno, ma si tenta di far venire almeno gli abbonati più fedeli nel tempo. Il problema è che la clientela si è ridotta a un terzo rispetto a un anno fa, anche perché mancano stranieri e croceristi, che contribuiscono al segno meno per il quale sono però decisivi anche i cagliaritani che, per paura del contagio, al Poetto proprio non ci mettono piede.

Calano le presenze in tutti gli stabilimenti e nei chioschi: qualcuno si amareggia, altri si accontenterebbero di chiudere in pareggio, altri ancora sperano in un segnale dall'alto: non divino, bensì governativo, considerato che il personale costa e gli incassi languono. E per la prima volta si teme un Ferragosto senza il tutto esaurito che da sempre si registra al Poetto.
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